Pagare il biglietto del treno (così come qualsiasi altro servizio o tassa, ça va sans dire) è un dovere civico, un segno di rispetto alla base della convivenza tra cittadini. Una regola e un atteggiamento fondamentale che però, evidentemente, non è chiaro a tutti.
È notizia di questi giorni la decisione del Tribunale di Roma di pignorare la casa di un evasore che aveva accumulato debiti nei confronti di Trenitalia e non solo. Considerati i tempi della giustizia italiana, per risalire all’origine della vicenda bisogna tornare indietro fino al 2007. Nel corso di quell’anno la Direzione Affari legali e societari di Trenitalia, nell’ambito delle azioni dirette a contrastare il fenomeno dell’evasione abituale, ha dato il via a una vertenza nei confronti di un viaggiatore sorpreso per ben 48 volte a viaggiare senza ticket a bordo di treni regionali e, in minima parte, dell’Alta Velocità.
Nel novembre 2009 il Tribunale capitolino ha condannato il debitore a versare un importo di € 2.665, somma arrivata poi a € 5.251 a causa di interessi e spese legali. L’interessato, tuttavia, non avendo provveduto al pagamento, ha posto la società di trasporto ferroviario nella condizione di dover procedere con un esproprio mobiliare presso la sua abitazione. Un’operazione dal risultato negativo che ha portato a una successiva indagine investigativa: è emerso così che il debitore in questione era proprietario di un immobile a uso abitativo.
Stavolta il pignoramento si è concluso con una vendita all’asta, riconoscendo alla casa un valore di oltre 66mila euro. Metà di questo denaro è tornato nelle tasche del condannato, il resto è stato diviso tra aggiudicatario, delegato giudiziario e due creditori, il condominio dell’immobile e ovviamente Trenitalia. Quest’ultima si è vista assegnare circa 22mila euro, comprensivi di interessi e spese. Una cifra già messa a budget per il miglioramento del trasporto, un servizio più efficace a vantaggio di tutti. Dodici anni dopo la collettività ringrazia.
Luca Mattei