Giunto alla IX edizione, il Calendario di Arte e Poesia, ideato dall’Accademia dei Bronzi, si propo-ne come una bella vetrina riservata ai poeti e pittori dei nostri giorni; “una vetrina – dice il presidente del sodalizio catanzarese Vincenzo Ursini – all’interno della quale anime culturali diverse si in-tegrano sapientemente dando vita ad una pubblicazione di grande effetto visivo e letterario”. Dopo i 32 poeti selezionati nei giorni scorsi, l’Accademia dei Bronzi ha scelto ora le opere di 16 pittori che illustreranno il calendario. “Siamo in presenza – ha sottolineato il presidente Vincenzo Ursini – di 16 quadri di buon livello, scelti tra i 56 a noi pervenuti nei tempi previsti”.
Questi gli artisti e le relative motivazioni redatte da Maria Concetta Giorgi, poetessa e scrittrice di grande esperienza: Amalia Alia per l’opera “Antico custode del tempo”. “Il tempo – scrive Giorgi – non sfugge se esiste qualcuno che lo custodisce. Può essere dipinto e protetto. La pittrice compie un viaggio nella sua stessa pittura e regala al fruitore il soggetto più adatto a sorvegliare il tempo: un albero possente. Il suo soffio vitale dà vita, la conserva, poi restituisce all’uomo tutto il sensibile af-flato. La spinta percettiva è data dal colore giallo, sapientemente e simbolicamente usato. Perfetto il verde attorno nei toni più chiari e più scuri. È un quadro che invita ad avere rispetto per tutta la na-tura, madre che contiene il tempo della vita”; Lia Antonini per l’opera “Quiete”: “La bellezza di questo quadro – sottolinea Giorgi – sta nella semplice rappresentazione di un’immagine agreste; un momento sereno in cui l’artista sceglie e racconta in pittura, un angolo fresco e intimo. Pochi ele-menti che sono testimonianza di una natura che accoglie e rigenera colui che dipinge e colui che guarda il quadro. Avvertire la quiete, che la pittrice riesce a donare attraverso la visione dell’immagine, è vivere e respirare profondamente l’aria di quel “luogo”.; Grazia Calabrò per l’opera “Ricami di farfalle”: farfalle che nascono quasi dal nulla come fiori stupendi che si librano verso l’alto. Il dipinto di Calabrò – dice Maria Concetta Giorgi – è arte delicatissima, eterea dimen-sione del volo, spirito che si circonda d’aria e realizza il miracolo della levità. Il chiarore è diffuso, i colori sapientemente usati danno il senso del ricamo. Un ricamo lieve che graffia il pannello, ma non lo rende pesante, anzi lo libera in leggerezza. Simbolo di metamorfosi, la farfalla fuoriesce dal proprio corpo per arrivare ad essere spirito”; Giovanni Chiarella per l’opera “Pennelli e tavolozza” nella quale “lo studio del pittore è un ambiente traboccante di emozioni, è il fascino dei pennelli, dei colori e della tavolozza. Tutto si crea in un luogo in cui si incontrano idee e immaginazione, in cui si incrociano il destino dell’artista e il soggetto che viene dipinto. È un mondo pittorico, quello di Chiarella, che dà ampio spazio all’amore per i particolari. Dentro a uno studio si crea un legame che non può essere sciolto tra colui che dipinge e colui che guarda ciò che viene ritratto. La possibilità di vedere all’opera un pittore nel suo ambiente è provare davvero un sentimento forte; è provare la pienezza di un incontro tra l’artista e il suo meraviglioso cosmo”.
Ed ancora: Salvatore Codamo per l’opera “Gioia di vivere”. “L’Umanità – afferma Giorgi – ha un tempo d’amore universale per conoscersi e stringersi in un unico abbraccio, messaggio infinito che passa attraverso un titolo. Intrecci di braccia si allungano verso cime aguzze che gli uomini risalgono. Il dipinto di Codamo lega profondamente il senso della vita, alla stessa difficoltà di viverla. Il particolare della figura centrale la cui testa è colorata di blu, sembra voglia indicare una porzione di cielo che ogni uomo in sé contiene”. L’artista, scomparso prematuramente da pochi anni, è presente con un’altra opera dal titolo “L’uomo pavone”. “Ogni uomo – sottolinea Giorgi nella sua acuta ana-lisi critica – ha zone d’ombra e di luce che lo contraddistinguono; questo appare eloquente per un quadro che si divide tra colori chiari e scuri. L’immagine di un “uomo pavone” ha più significati. L’intensità del pittore si rileva nel tentativo di comunicare la propria esperienza personale a tutto il genere umano, sforzo che vuole sottolineare quanto “essere” conti molto di più di “apparire”.
Nel calendario c’è quindi una bella opera di Modesto Furchì, artista calabrese residente a Roma, dal titolo “Scorcio di Catanzaro”. “Il dipinto mostra uno scorcio di Catanzaro in lontananza – la torre di Carlo V – e ha in primo piano una vegetazione che splende grazie alla capacità pittorica dell’artista. È un riverbero di luce che colpisce, che abbaglia; acqua, colori e pennellate che guizzano. Chi si avvicina al dipinto vive un’emozione pura e vaporosa. L’artista non dipinge solo una città nel suo velato aspetto; dipinge anche ciò che c’è di protetto in ogni luogo e che desidera essere svelato”.
Il mese di gennaio contiene invece una stupenda opera di Giuseppe Galati dal titolo “Donna con tablet”. Nel quadro, viene messo in risalto uno sguardo immerso in un contesto di calma e normalità, eppure la sensazione di vuoto è evidente; si avverte la solitudine. In un silenzio percettibile il viso della donna è assorto, gli occhi sono concentrati dentro ad un tablet. Pare un contrasto netto il volto antico, fermo su quel mezzo tecnologico. L’ambiente dipinto è sobrio, i rimandi a radici persistenti e originarie si colgono grazie ad alcuni particolari rappresentati, quelle stesse peculiarità che a tutto danno senso”.
Gli altri artisti selezionati sono: Mimma Gallelli con l’opera “Borgo a Majida”. “La pittrice sceglie di dipingere il vicolo di un borgo nella sua incantevole particolarità. Le sfumature di colore sono così luminose che la luce si riflette su tutta la superficie pittorica. In semplicità, tra muretti di sassi, case vecchie e poca vegetazione, si sale lungo la scalinata solitaria. La scala è sempre simbolo di ascensione, si parte da terra per arrivare in alto. Un vecchio borgo è memoria che resta, che rimane all’interno delle mura domestiche. Quando si dipinge con questa meravigliosa lucentezza, niente fa più paura, soprattutto quando alla fine della scala si trovano case e ancora case: una continuità che tranquillizza”; Maria Iofalo con “Battaglia di Maida, 1806”: bella rappresentazione dello scontro franco-britannico nell’area del Mediterraneo. “La pittrice affronta il tema con padronanza. Il quadro nei suoi colori appare rassicurante; il momento è decisivo. Il blu intenso del mare rende tutto straor-dinariamente vivo e reale. Chi guarda il quadro si trova a vivere la battaglia in primo piano, viaggia sulle navi senza la paura dello scontro. Difficile il confine tra cielo e mare, la bellezza delle cromie utilizzate, invita ad osservare essendo assolutamente partecipi di quello che accade”; Alfredo Leo-nardo con l’opera “Basilica dell’Immacolata”. “Acquerello delicato per un soggetto importante. L’aspetto imponente della chiesa è rappresentato nella sua vitale pienezza. Un elegante modo di di-pingere dell’artista che attraverso pennellate lievi, realizza colpi di luce eccellenti. In rilievo la grandezza di un luogo che accomuna gli uomini per speranza e fede. Il pittore omaggia, attraverso il suo senso religioso, la città di Catanzaro, dipingendo un luogo molto caro ai catanzaresi”; Antonella Oriolo per “Gocce di Oceano”: un’opera che stupisce per il fascino del soggetto rappresentato, un corpo femminile sinuoso ed equilibrato. È pura armonia, gentilezza e attenzione che l’artista ha nel comporre. Osservando la composizione nell’interezza, si immaginano le gocce d’acqua che cadono sull’ombrello. È un Oceano che si riempie di amore assoluto verso l’immenso e misterioso mondo delle donne”; Laura Parducci per “Natura morta con bottiglia di latte”. “Un dipinto – dice Giorgi – che è semplicità e serenità al contempo; attraverso pochi elementi la pittrice raggiunge un effetto di straordinaria leggerezza e trasparenza. Questo acquerello ha il dono di sorprendere chi lo guarda. Scivola il pennello a tratteggiare con delicatezza i soggetti dipinti, la bottiglia è l’esempio di una grazia simbolicamente materna. È un quadro tenue quanto la freschezza di un giorno d’infanzia in cui non esiste peso, ma tanto spessore”; Caterina Rizzo con “Catanzaro, Via Duomo”. Una strada, una via, una scia di colore da percorrere, fiori lungo il passaggio, fiori ai balconi in una città immaginaria di fine Ottocento. Ogni quadro di Caterina Rizzo è un inno ad un’eterna primavera. Guardando il dipinto si viaggia tra cromie scintillanti e profumi. La meta è sempre un interminabile momento da assaporare, qualcosa che va al di là delle pennellate, è forza prorompente che indica un cammino preciso: la vita da vivere”. E infine: Ugo Rosanò selezionato per l’opera “Dune”. Nel di-pinto prevale la calma di una giornata estiva tra dune sabbiose. Dopo aver oltrepassato piccoli dossi, si arriva al mare in uno scenario di colore intenso, un blu nelle varie sfumature che sottolinea la magia senza confine tra mare e cielo. Veramente di grande impatto l’azzurro marino che risplende come uno specchio e, in un gioco di immaginazione, fa entrare il fruitore del quadro, dentro l’immensità di quella distesa d’acqua”; e Pino Scillia scelto per l’opera “Fiori”. “Quadro di sfuma-ture accese e di cromie brillanti. Si specchiano i fiori su un tavolo che riluce come il nascere dell’aurora o come il tramonto del sole all’orizzonte. Gli schizzi di colore sono pari ai sentimenti che esplodono in chi osserva, una girandola meravigliosa di emozioni che viaggiano tra pennelli e tubetti spremuti”.
Insomma, con il “Calendario di arte e poesia” l’Accademia dei Bronzi continua il suo quotidiano impegno a sostegno degli artisti e scrittori del nostro tempo.