
Cathald, questo il suo vero nome, nasce a Canty in Irlanda tra il 400 e il 405, contemporaneo di San Patrizio, patrono d’Irlanda e suo massimo evangelizzatore.
Dai suoi genitori Cathald ricevette l’educazione e l’amore per la preghiera, l’ubbidienza, la mortificazione e lo spirito di sacrificio.
Dai genitori prima, e dai monaci poi, Cathald ricevette la sua prima formazione spirituale che, successivamente, si consolidò e si arricchì con la sua volontà di entrare nel monastero di Lismore dopo aver donato il patrimonio dei genitori ai poveri. Nel monastero, Cathald fu ordinato abate destando stupore e meraviglia per le sue capacità miracolose e per modello di vita spirituale. Nel 670 Cathald divenne vescovo di Rachau ma, fin da bambino nella sua mente, nutriva il desiderio di raggiungere i luoghi in cui Gesù era vissuto, intraprendendo così un viaggio nella Terra Santa. Partito dall’Irlanda giunse nei luoghi sacri immergendosi in un viaggio spirituale, visitando e pregando sulla tomba del Messia tanto da avere una visione in cui Cristo Gesù stesso lo incaricò di recarsi nel territorio della città di Taranto per rievangelizzarla, caduta a sua volta nelle mani del paganesimo. Egli sbarcò sulle coste pugliesi in circostanze prodigiose, dopo una tempesta, a circa 15 km da Lecce, nell’attuale Marina di S. Cataldo. Qui, secondo la tradizione, avrebbe lanciato un anello in mare per placare la tempesta e si sarebbe formata una sorgente d’acqua dolce chiamata “Anello di San Cataldo”.
Su un lido incontrò una giovinetta muta e le ridiede il dono della parola.
La tradizione racconta che, entrando per la prima volta a Taranto, ridiede la vista ad un cieco.
Quel cieco divenne simbolo di molti altri ciechi spirituali che, con l’apostolato di Cathald, richiesero la vista allo spirito.
In quel periodo si recò nei paesi limitrofi tra cui Corato, in provincia di Bari, dove pare liberò loro dalla peste e divenendo così patrono della città.
Egli si addormentò in un giorno di marzo, precisamente l’8 tra il 475 e l 480 e fu seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea. Il suo corpo fu dimenticato per anni.

aspirante giornalista
Il 10 maggio del 1071, mentre si scavavano le fondamenta per la riedificazione della cattedrale della città distrutta dalle varie incursioni saracene e normanne del 927, venne ritrovata un’urna che fu immediatamente aperta alla presenza delle autorità religiose. Proprio in quell’urna vi era un corpo che emanava un profumo particolare. Si intuì che quel corpo appartesse al santo irlandese, poiché sul petto vi era una croce d’oro e sulla quale era inciso il nome Cataldus e la sua sede episcopale, CATALDUS RA CHRI.
Così si stabilì che la sua festa commemorativa, coincidente con la data del rinvenimento dei suoi resti mortali, dovette celebrarsi il 10 maggio.
Le origini del culto si confondono e si perdono in un alone di miti e leggende. Pare che il culto sia approdato sulle nostre coste per via dei continui scambi commerciali che avvenivano con i pescatori del Tarantino, quindi si diffuse anche nella vicina città di Cariati. Nel cirotano assume significati che vanno oltre la fede e la tradizione.
Dopo i vari contrasti tra il Comune di Cirò e Cirò Marina, la statua venne consegnata al Vescovo della diocesi di Cariati che la consegnó nuovamente alla comunità di Cirò.
Gli abitanti di Cirò Marina rimasero amareggiati ma il fato volle che, un circolo sociale di Crotone venuto a conoscenza della vicenda, si propose di donare una nuova effige al popolo marinoto.
L’evento storico avvenne nel mese di luglio, precisamente nei giorni in cui si svolsero i festeggiamenti della Madonna del Carmelo: era il luglio del 1953 e il popolo di Cirò Marina si stringeva ai piedi della Madonna del Carmelo, guidata dall’ effige del Santo d’Irlanda.
Da allora ogni anno, sulla collinetta di Madonna di mare, la festa di San Cataldo si svolge sempre festosa nel pieno delle tradizioni, restando tanto cara al cuore dei fedeli.
Quest’ anno, a causa dell’ emergenza coronavirus, la festa in onore di San Cataldo non si potrà festeggiare ma sono sicura che il nostro patrono continuerà a vegliare sul nostro paese.
San Cataldo, proteggi la vita dei tuoi concittadini.
Ho appreso molte informazioni,sulla vita di San Cataldo,che non conoscevo.Complimenti all’autrice! Ma ho l’obbligo di segnalare,che e’ molto carente,nella parte inerentel’occultamento ed nominativi dei Marinoti che organizzarono il tutto.Se non ricordo male,un ragazzino di nome Giannino,si introdusse in una piccolissima finestrella per aprire la porta dove era custodita la Sacra Statua. Ninetto Russo.