
Nei giorni scorsi è stata liberata una Tartaruga di terra (Testudo hermanni) dal giovane appassionato ornitologo Giuseppe Candelise. La Tartaruga è stata trovata in Via Madonna di Mare, nei pressi del passaggio a livello del Tirone. La liberazione effettuata nei boschi di latifoglie del comune di Verzino, dove lo scorso anno sono state liberate altre tre Testuggini.
Le Tartarughe di Hermann sono animali ectotermi (è la condizione degli organismi viventi la cui temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno), e nelle prime ore della giornata si crogiolano al sole per innalzare la temperatura corporea ed attivare le funzioni metaboliche. Raggiunta la temperatura corporea necessaria per l’attivazione degli enzimi atti alla digestione le tartarughe si dedicano alla ricerca del cibo. Con temperature atmosferiche superiori ai 27 °C diventano apatiche e cercano refrigerio scavando piccole buche al riparo della vegetazione bassa o riparandosi in piccoli anfratti. Con la discesa delle temperature si ha la ripresa dell’attività. Nei primi giorni d’autunno, al calare delle temperature, i rettili smettono di alimentarsi, anche per più di 20 giorni, per poter svuotare completamente l’intestino da residui di cibo. Diventano sempre più apatici e, verso novembre o dicembre a seconda della latitudine, iniziano ad interrarsi o a ripararsi in luoghi protetti e cadono in letargo. La temperatura ideale di letargo, calcolata nel luogo di interramento è di 5 °C, temperature inferiori ai 2 °C arrecano danni cerebrali o morte, superiori ai 10 °C le inducono in uno stato di dormiveglia pericoloso per l’esaurimento delle scorte di grasso necessarie a superare l’inverno. In natura gli esemplari si interrano anche di 10-20 centimetri. Il letargo è una fase metabolica assolutamente necessaria per questa specie, va impedito solo in caso di malattia o debilitazione. La principale causa di morte, nel caso di esemplari tenuti a svernare all’interno di abitazioni da allevatori improvvisati è proprio la temperatura, che si presenta troppo alta per consentire il letargo e troppo bassa per consentire di continuare ad alimentarsi. Sono rettili principalmente erbivori ma, in caso di necessità, possono sfruttare anche risorse alimentari diverse. Gli esemplari selvatici vivono in un habitat caratterizzato da lunghi periodi di aridità che li costringe a nutrirsi di erbe secche, in queste condizioni integrano la loro dieta mangiando artropodi o chiocciole, queste ultime utili per l’apporto di calcio del guscio. Saltuariamente non disdegnano escrementi o piccole carogne. Gli esemplari allevati in cattività sono generalmente sovralimentati e non vanno assolutamente nutriti con: carne, formaggi, alimenti per cani e gatti, uova, pane, latte, agrumi, kiwi.
Gli habitat della testuggine di Hermann sono tipicamente mediterranei. Caratterizzati da inverni miti con precipitazioni moderate ed estati aride con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In Italia gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono, la macchia mediterranea le leccete e le sugherete. Alcuni gruppi sono presenti nei querceti di roverelle e in alcuni boschi misti di querce e carpini, di frassini e pioppi bianchi. Specie paleartica, è presente in Europa meridionale, si estende dalla Spagna alla Romania includendo le isole maggiori del Mediterraneo. La Testudo hermanni e l’Emys orbicularis sono le sole specie autoctone italiane, La T. hermanni corre il rischio di scomparire dall’ambiente naturale soprattutto per fattori antropogenici quali l’agricoltura meccanizzata e l’uso dei fitofarmaci, il traffico automobilistico, gli incendi, la distruzione dell’ambiente naturale e l’urbanizzazione, la cattura illegale e la predazione da parte di animali selvatici (soprattutto per colpa dell’introduzione negli anni ottanta a fini venatori del cinghiale ungherese, più grande ed aggressivo dell’autoctono). La cattura a fini alimentari umani pare del tutto scomparsa in Italia.
Inserita nella Red List delle specie minacciate di estinzione, come tutti i rettili del genere Testudo, la T. hermanni è protetta dalla Convenzione di Berna (allegato II), inclusa nella CITES (appendice II) dal 01/07/75 e nell’allegato A del Regolamento (CE) 1332/2005 della Comunità Europea, per cui è assolutamente vietato il prelievo in natura. In Italia i compiti di sorveglianza e di gestione delle norme applicative delle convenzioni internazionali per la tutela delle specie animali erano di competenza del Corpo Forestale dello Stato e dal 2017 dei Carabinieri Forestale. L’attuale legislazione e le norme applicative nazionali molto rigide, di fatto hanno fatto aumentare l’importazione nel pieno rispetto del CITES, da allevamenti di nazioni comunitarie di sottospecie (T. h. boettgeri) e specie alloctone (T. horsfieldii). La prima facilmente ibridabile con la sottospecie autoctona, contribuendo così di fatto alla contaminazione genetica della Testudo hermanni hermanni.
Detenere Tartarughe di terra in cattività, oltre ad andare in contro a una denuncia penale si rischia di portare all’estinzione la specie. Il comportamento avuto dal giovane Giuseppe dovrebbe essere da esempio, per chi ancora si ostina a detenere le Testuggini di hermann in casa.