La salute è un bene comune. Fondamentale in tutte le comunità, il tema della salute in Calabria diventa essenziale perché è proprio sulla tutela della salute, sull’accesso alle cure, alle infrastrutture e dei servizi, sull’efficienza e l’efficacia del sistema sanitario nazionale e pubblico che si gioca in gran parte il futuro della nostra regione. La gestione della salute ha un enorme impatto sulla vita dei cittadini non solo dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista sociale, economico, culturale: lo sapevamo già, ma con la pandemia è diventato più evidente. E più evidenti, e intollerabili, sono diventate le fragilità del sistema sanitario calabrese, la sua “eccezionalità sintomatica” rispetto al sistema sanitario nazionale, le disuguaglianze interne alla regione che esso produce. La ristrutturazione della sanità calabrese è dunque al centro di una rinascita sociale e civile che deve diventare al più presto realtà, una priorità ineludibile che già vive nelle pratiche di lotta e auto-organizzazione sul territorio e su cui deve convergere il nostro impegno sociale, politico ed istituzionale. Dalla metà di novembre dello scorso anno l’associazione “Le Lampare” – basso jonio cosentino insieme a cittadini, comitati, movimenti e associazioni, ha istituito un presidio permanente di occupazione all’interno dell’ex Ospedale Vittorio Cosentino di Cariati. Si tratta di una iniziativa provocata dall’assoluta incapacità del sistema sanitario di fornire risposte adeguate alle esigenze delle comunità. In questi anni abbiamo assistito ad un progressivo ed inesorabile smantellamento della sanità pubblica, interi presidi ospedalieri su cui avrebbe potuto basarsi una seria riorganizzazione del servizio sanitario calabrese abbandonati a sé stessi, passati in breve tempo da punto di forza a emblema di una politica incapace di tutelare gli interessi dei cittadini, a partire da quello primario della salute. Ma non solo in Calabria, sono tanti e diffusi su tutto il territorio nazionale movimenti e comitati locali che lottano contro lo smantellamento del servizio sanitario pubblico appannaggio di quello privato. Esempi virtuosi sono “l’ospedale di Lipari non si tocca” e i “Comitati per la salute Sicilia”. Realtà, comunità, cittadini, che difendono il diritto alla salute anche in piccoli centri, isole e periferie urbane e sociali. La battaglia per la riapertura dell’ospedale di Cariati, come tutte le battaglie simili portate avanti in altre realtà italiane, sono battaglie di civiltà che ci restituiscono ancora una volta lo spaccato di una società civile presente, costretta a lottare per far valere i propri diritti; battaglie che come Arci intendiamo sostenere perché riconosciamo in queste forma di protesta un esercizio di democrazia che non può passare inosservato. E’ una forma di partecipazione che si fonda sulla consapevolezza che non è più tollerabile delegare a chi non è in grado di tutelare gli interessi dei cittadini la vita della comunità, il futuro di intere generazioni. Da qui bisogna ripartire per ricostruire un legame tra società, politica ed istituzioni che sia realmente funzionale alla tutela dei diritti ed allo sviluppo del nostro territorio. Con consapevolezza e partecipazione. Alla luce delle esperienze richiamate e consapevoli dell’estrema rilevanza del diritto alla salute nell’attuale contesto di grave crisi e profondo disagio chiediamo, infine, alla presidenza nazionale ed al Consiglio nazionale dell’Arci di sviluppare un confronto sul tema della sanità a livello globale e nazionale.