L’assurdo rinvio a giudizio di Matteo Salvini per la paradossale vicenda della Open Arms, la stessa nave che da sabato 17 è sotto sequestro nel porto di Pozzallo a causa di numerose irregolarità scoperte dalla Guardia di Finanza è una delle punte dell’iceberg marcio della cosiddetta giustizia alla Palamara come l’ha definita lo stesso Segretario nazionale; che rischia soltanto di ingigantire il già ingestibile gap di fiducia tra, da una parte, gli italiani e, dall’altra, la magistratura ed il senso stesse delle istituzioni, dello Stato e della Patria.
È quanto dichiara il commissario provinciale della Lega – Crotone Cataldo Calabretta, esprimendo a nome di tutto il partito fiducia, sostegno, solidarietà ed incoraggiamento al Segretario nazionale per quella che appare a tutti gli effetti una decisione dal sapore politico più che giudiziario, costruita – continua – sul teorema “Salvini ha ragione, ma bisogna processarlo”, una prassi che ha mietuto tante vittime nel nostro Paese ma che per fortuna ormai viene denunciata apertamente ed a più livelli come cancro nazionale.
Così come ha sottolineato l’avvocato Giulia Bongiorno non vi è stato alcun sequestro di persona né limitazione della libertà personale nell’opera dell’allora Ministro Salvini che ha più volte richiamato, in questa vicenda, l’articolo 52 della nostra Costituzione sulla difesa della Patria come dovere sacro del cittadino. Come è, infatti, agli atti – prosegue l’avvocato Calabretta – alla Open Arms era stata offerta la possibilità di attraccare sia a Malta che in Spagna mentre la Ong avrebbe rifiutato entrambe le opzioni dirigendosi verso Lampedusa. Perché?
Senza contare – aggiunge il commissario provinciale della Lega, esprimendo apprezzamento per l’impegno e la grande capacità della collega Bongiorno – l’altra assurdità nazionale della stridente diversità di applicazione dello stesso diritto di cui, su vicende analoghe, si sono resi protagonisti i due giudici, di Catania (quello del caso Gregoretti), che ha voluto approfondire, sentendo i testimoni ed evitando un processo; e quello di Palermo (caso Open Arms) che non ha voluto sentire i testimoni.
Noi siamo convinti che – scandisce – anche questa tappa giudiziaria, che è soltanto una delle immagini del mostro giudiziario e delle aberrazioni di un Paese in cui l’autorevolezza delle istituzioni e degli organi dello Stato resta purtroppo sotto ricatto, consentirà di far emergere verità importanti, non solo a difesa di Matteo Salvini ma che restituiranno dignità alla stessa giustizia italiana ed alle povere vittime del traffico internazionale di migranti contro il quale la Lega al Governo ha segnato un punto di non ritorno e dal quale si dovrà ripartire; per il bene dell’Italia e dell’Europa e – conclude Calabretta – a tutela della dignità umana di tutti i deportati nel cimitero del Mediterraneo di cui per troppo tempo, per buonismo ipocrita ed omertoso, non si è accorta tanta classe politica e giudiziaria di questo Paese.