Coniugare memoria, resistenza e riscatto per progettare il cambiamento culturale e pedagogico della Calabria. Questo è il messaggio educativo del percorso digitale di studio promosso dal progetto Pedagogia dell’Antimafia del Dipartimento Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, dall’Istituto Ciliberto di Crotone e dalla rete nazionale delle scuole di Barbiana 2040 che inizierà il 23 maggio, giorno della strage di Capaci in cui caddero vittima del tritolo mafioso il giudice Falcone con la moglie e la scorta, per chiudersi il 19 luglio nella ricorrenza dell’attentato in cui persero la vita il giudice Borsellino e la sua scorta.
Un ciclo di seminari online dedicato alla Calabria che r-esiste alle mafie: storie di donne e uomini impegnati concretamente a promuovere una cultura del riscatto e del cambiamento. Si parte dal Crotonese, studiando le pratiche di lotta attive in questo territorio. Il 23 maggio alle 20.30, dopo le introduzioni di Giancarlo Costabile del progetto Barbiana 2040 e di Rossella Frandina, docente di Lettere presso il Ciliberto di Crotone, interverranno: Bruno Palermo, giornalista, Don Pasquale Aceto, sacerdote, e Umberto Ferrari, Coordinatore della segreteria regionale di Libera Calabria. Previsti interventi e domande degli studenti del Ciliberto di Crotone, team de Gli Scaricati. L’evento sarà coordinato dal giornalista Gianfranco Bonofiglio. La manifestazione si potrà seguire agli indirizzi: facebook.com/calabrianews24tv e youtube.com/c/calabrianews24.
«Con questa iniziativa – afferma Giancarlo Costabile – vogliamo tentare di avere una visione il più possibile organica di ciò che si muove in Calabria sul terreno della cittadinanza attiva. Questi webinar sono parte integrante di un progetto scientifico più ampio che completeremo nei prossimi mesi mettendo in rete esperienze accademiche, scolastiche e territoriali attive nell’ambito di una pedagogia milaniana orientata alla costruzione e alla diffusione di una cultura dei diritti costituzionali, vero strumento di contrasto alla società mafiogena della disuguaglianza».