Ogni Regione ha tradizioni diverse, dolci, pranzi condivisi, messe e riti antichi.
Una delle tante tradizioni calabresi a noi più cara e che, con emozione, quelli della mia generazione, ricordiamo con tenerezza, è quella di andare a chiedere i dolcetti. No, non parlo della festa di Halloween, che è una festa che non ha radici che ci appartengono, ma di una dolcissima usanza tutta nostra. Usanza che vede i bambini e le bambine, muniti di sacchetti, girare in comitiva per le vie del paese, bussando ad ogni porta dicendo: “ni faciti i morticeddi”. Ed ecco che quei sacchetti si riempiono di dolci, castagne, noci, melograni, biscotti, che ognuno regala dedicandoli ai propri defunti. Ormai era da anni che non bussavano alla mia porta e, con sorpresa ed emozione, ecco che appaiono bambini e bambine, animate da uno spirito quasi d’avventura che, timidamente, chiedono dolcetti. Incuriosita, non potevo lasciarli andar via senza far loro qualche domanda. Non si trattava di bambini di 7 o 8 anni, ma di un gruppetto di compagni di classe che avevano deciso di mantenere viva questa tradizione, mettendo da parte, per qualche ora l’onnipresente cellulare. Ed ecco che si sono presentati con entusiasmo e gioia quando ho detto loro che avrei avuto piacere di dedicare a questo loro meraviglioso gesto, un articolo. Di conseguenza ognuno ed ognuna di loro si sono, timidamente, presentati. Ed è con simpatia che ho voluto riportare le loro risposte, ingenue, semplici, timide e ricche di quella spontaneità e tenerezza di cui solo i bambini sanno essere capaci di esprimere.
Rosapia Mummolo, frequento la scuola media Don Bosco “Istituto Filottete” di Cirò Marina, frequento la classe 2° B ed ho 12 anni. Faccio i “morticelli” da 4 anni, lo faccio perché amo questa tradizione, è un modo per stare con gli amici. Ho iniziato a farlo perché vedevo molti amici che lo facevano e si divertivano, ho voluto provare ed ora lo farò sempre.
Raffaele Frangone, frequento la 2° B della scuola media Don Bosco “Istituto Filottete”di Cirò Marina. Ho 11 anni, faccio i “morticelli”da quando avevo 4/5 anni. Mi diverte farlo e aspetto con gioia questi momenti da condividere con i miei amici e amiche.
Maria Facus, sono di Cirò Marina, frequento a classe 2° B presso “l’Istituto Filottete” Don Bosco. Ho 12 anni e faccio i “morticelli “ da quando frequentavo la 3° elementare. Lo faccio perché lo faceva mio nonno, mia nonna, mia mamma, i miei parenti.
Gaetano Messina, frequento “ l’Istituto Filottete” Don Bosco di Cirò Marina, faccio la 2°B, i “morticelli “ li faccio da 4-5 anni, è una tradizione molto bella e mi diverto molto.
Sofia Scilanga, frequento “l’Istituto Filottete” Don Bosco, ho 11 anni e frequento la 2°B. Faccio i “morticelli” da quando avevo 7 anni, li faccio perché è divertente trascorrere questi momenti con gli amici e le amiche.
Carolina Santoro, frequento “l’Istituto Comprensivo Don Bosco”, frequento la 2° B. Faccio i “morticelli” da quando avevo 7 anni, li faccio perché la trovo una tradizione molto bella e mi diverto a passare il tempo con i miei amici.
Dory Scarpelli, frequento “l’Istituto Comprensivo Don Bosco”, classe la 2° B. Ho 11 anni, faccio i “morticelli “ da circa 3 anni, li faccio perché amo questa traduzione e mi diverto con i miei amici.
Bevilacqua Maria, frequento “l’Istituto Comprensivo Filottete” Don Bosco. Frequento la 2° B e faccio i “morticelli” da quando ero piccola, cioè da quando avevo 5/6 anni, ho sempre amato halloween e le sue tradizioni, ma preferisco soprattutto quella dei “morticelli”, mi diverto molto a farli perché passo tempo con i miei amici ed è una tradizione che va rispettata.
La cosa bella di tutto ciò? Sono tutti compagni e compagne di classe, uniti/e ed animati dallo stesso spirito, portare avanti tradizioni antiche ma allo stesso tempo, condividere momenti insieme. Ognuno di loro ha espresso, alla fine della breve intervista, lo stesso pensiero: “è bello stare insieme, giocare, divertirsi e allo stesso tempo mantenere viva un’ antica tradizione”.
Oggi, più che mai, in un mondo fatto da teste basse e occhi puntati su cellulari e social, lontani da condivisioni reali, diventa quasi un miracolo vedere bambini/e che, senza alcun dubbio, hanno saputo dare una lezione di vita anche a noi adulti, spesso distratti dalla frenetica vita lavorativa. E’ bello sapere che oltre a loro, tanti i bambini e le bambine che vivono con rispetto e gioia, queste tradizioni. Ed è bello sapere che le loro mamme e papà, i nonni e le nonne, gli insegnanti, la scuola, educhino questi uomini e donne di domani, al rispetto delle tradizioni, guidati da esempi sani e costruttivi che, evidentemente, in famiglia hanno la prima scuola.E’ importante, infatti, sapere che, se è vero che la scuola è una seconda famiglia, è necessario che la famiglia sia la prima scuola.
Ringrazio i genitori, per aver concesso il permesso di postare la foto e i nomi dei bambini e delle bambine. Con l’augurio che questo loro buon esempio e buona educazione, sia strada che li/le possa portare alle stelle.
Francesca Gallelllo