Rischia di scomparire l’antico affresco di S. Nicodemo Abate Basiliano scoperto tre anni fa nella Chiesa di S. Giovanni Battista in Cirò, se non si interviene a restaurarlo, restauro promesso a suo tempo dall’associazione Rotary di Cirò ma che ad oggi tarda ad essere effettuato. Un Santo molto importante per Cirò tanto che ci fu una lunga diatriba in passato tra l’Università di Cirò, dove il Santo nacque nel 900 nell’antica Psicrò – Ψίκρώ, Mammola (RC) dove morì nel 990, ed il Vaticano per pretendere la reliquia, attribuita poi a Mammola, mentre al suo paese natale fu concesso il patronato e successivamente ottenne alcune ossa del santo oggi custodite nella sua casa nativa. Il santo ivi affrescato scrive in uno studio Giuseppe Filippelli – è con lampante chiarezza San Nicodemo Abate Basiliano (famiglia Dima, di origine Epirota, emigrati i genitori dall’Epiro a Psicrò (Ψίκρώ), dove i “Dima” in Epiro, sud Albania e oggi anche estremo nord Grecia politica ma sempre Epiro etnico, erano emigrati). Scrive un esperto in proposito:” si tratta di un affresco pregevole di fattura bizantina ma sono evidenti anche contaminazioni normanne evidenti nell’abbigliamento abbaziale e/o episcopale, con uno stupendo medaglione (encolpion) che “riposa sul seno” come formula la liturgia bizantina, riporta l’immagine della santa Sindone come veniva esposta al popolo in Edessa, e ne testimonia la conoscenza”. E ancora prosegue la nota dell’esperto- “L’encolopion dell’archimandrita (superiore del monastero come nel rito latino “Abate”) a quell’epoca era anche reliquiario per reliquie della Croce o di Santi”. San Nicodemo è Abate del Monastero di Mammola sul monte Cellerano- prosegue la nota- L’Archimandrita (il superiore-abate-priore-guardiano-ecc. nel Rito latino) nel Rito Bizantino, Cattolico e Ortodosso, ha, con molto più equilibrio del Rito latino, stessa e identica funzione del vescovo: il vescovo (o Eparca) bizantino ha giurisdizione sulla diocesi e sui sacerdoti che la servono pastoralmente, non assoluta come per i latini, ma giurisdizione coram populo et πρεσβυτέριο (presbiterio), l’Archimandrita sul popolo dei suoi monaci e su tutta la vita che ruota intorno al Monastero, Cenobio, ecc. quindi le simbologie liturgiche, e nello specifico le insegne e vesti abaziali corrispondono a quelle episcopali, come perfetto nella Chiesa Bizantina è l’equilibrio tra la giurisdizione episcopale e quella religiosa-archimandritica. In conclusione: la meravigliosa immagine affrescata è a mio povero parere da incompetente: 1°) La più antica, e quindi più vicina all’autenticità, raffigurazione dell’ ἀρχιμανδρίτης Νικοδημος (Archimandrita Nicodemo). 2°) L’antica Chiesa di S. Giovanni, probabilmente la più antica di Cirò, come secondo immemorabile tradizione, oggi facilmente portati a mettere in dubbio ogni cosa anche da uomini di Chiesa contagiati dalla mentalità positivista e modernista, potrebbe essere con l’affresco la prova della casa natale del Santo Basiliano poi trasformata in Chiesa, ed anche segni ivi contenuti potrebbero essere autentici. Infine conclude l’esperto-“ è bene puntualizzare il senso esatto dell’epoca in questione, del termine “Archimandrita”: Archimandrita (dal gr. ἀρχιμανδρίτης, da ἄρχω “comandare, essere a capo”, e μάνδρα “ovile”, e in senso figurato, nel linguaggio ecclesiastico, “monastero”). – Nelle chiese di disciplina bizantina è così detto il superiore di ogni monastero importante, e corrisponde esattamente all’abate dei Latini. È talvolta adoperato come sinonimo di egumeno, specialmente trattandosi di monasteri greci e dell’epoca moderna. In origine l’archimandrita non differisce affatto dall’egumeno, ed è come lui un superiore di monastero, o anche di una federazione monastica; solo dall’epoca di Giustiniano la parola archimandrita venne riservata ai superiori dei monasteri più importanti, mentre quelli dei conventi minori si chiamavano egumeni, senza che vi sia stata tra archimandrita ed egumeno la relazione di superiore ad inferiore nel senso gerarchico, come tra l’abate e il priore dei Latini”. Per l’importante ritrovamento è importante il suo restauro prima che il tempo lo logora irreparabilmente.
Il restauro sarà fatto dal Rotary Club Ciró, a breve inizieranno i lavori. Purtroppo nel triste periodo pandemico è stato impossibile organizzare gli interventi in chiesa e soprattutto pianificare gli eventi rotariani al fine di recuperare fondi destinati al restauro. È un nostro impegno preso durante la presidenza della dott. ssa De Novara, che ha visto nel suo anno e in quello successivo dell’avv. Caruso, un Lock down in tutte le attività lavorative, per cui ciò ha reso difficile l’intervento di restauro.
Anche oggi stiamo vivendo un periodo di grande difficoltà a causa della diffusione del Covid che condiziona fortemente le nostre attività rotariane, nonostante tutto daremo vita al volto del Santo Barbuto in primavera. Il Rotary Club non mancherà nella sua promessa.
Il Presidente
Simona Caparra