Mi sambrava doveroso fare un intervento all’interno del consiglio che si è celebrato lo scorso giovedì 7 aprile, -afferma Capparelli- convocato in merito alla riapertura del castello cittadino. Le vicende di questo nostro importante monumento, unitamente a quanto accade per diversi luoghi della cultura cittadini, altro non sono se non il riflesso di una situazione nazionale precaria e fragile, le cui debolezze sono state nettamente messe in evidenza dalla pandemia.
Importate, per me, era anche ringraziare i cittadini che, costantemente e con non poca passione, monitorano i nostri luoghi della cultura, mostrando una presa di coscienza che dovrebbe essere propria di ogni cittadino. E, allo stesso tempo, ho inteso fare i complimenti al personale della biblioteca comunale che, nonostante lo spostamento in una sede più limitata, riesce a garantire un servizio impeccabile.
Ho voluto ricordare, durante il mio intervento, che, in alcuni casi, le responsabilità dell’amministrazione comunale non sono dirette, ma secondarie a chi, invece, è deputato, sul piano nazionale e locale, a vigilare su determinati luoghi. Si tratta delle soprintendenze e delle direzioni museali, spesso confuse tra loro o accorpate in un’unica entità, organi periferici del Ministero della Cultura (non più MIBACT). Il comune ha il compito ed il dovere di avere un dialogo con queste istituzioni, in modo da operare sinergicamente per il bene della città. E questo è quanto hanno inteso fare, sin dal proprio insediamento, il sindaco e, ancor di più, l’assessore alla cultura, intraprendendo momenti di confronto su diverse tematiche, castello incluso. Diverse volte, infatti, con il sindaco abbiamo discusso circa la riapertura del castello, prospettando ogni alternativa e sono contenta che tale iter si stia portando a compimento.
Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, l’attenzione è stata rivolta anche al sito archeologico della Banca Popolare, mai realmente reso fruibile. La mancata apertura, così come le condizioni nelle quali versa il sito, credo debbano produrre delle riflessioni in merito alla delicatezza dei beni archeologici, che necessitano di cure costanti e non occasionali e/o “eccezionali”. Come ha giustamente sottolineato qualche altro consigliere, è giusto e doveroso aprire e rendere fruibili i luoghi della cultura, ma è ancor più fondamentale pensare al dopo. Aggiungo che è importante, però, anche saper programmare la corretta fruizione di tali luoghi, pensando a una gestione e a degli eventi che non facciano perdere il loro valore culturale ed identitario. Valorizzare non significa mercificare e questo è un errore che molti spesso commettono. Bisogna, ora più che mai, programmare una offerta culturale di alto livello, come questa città è benissimo in grado di fare e come merita.