Che il gioco sia il metodo più idoneo all’apprensione di concetti e metodi educativi per i primi anni di vita e nelle scuole primarie, è dato già assodato, perché il gioco è un vero e proprio strumento per l’apprendimento. Esso infatti non deve essere visto solo come momento ludico, ma come un vero e proprio momento di formazione. Grazie al gioco, infatti, i bambini sono in grado di guardare con occhi interessati tutto ciò che li circonda, favorendo così l’apprendimento. Partendo da queste considerazioni, le insegnanti della prima classe sez. B, del plesso Butera, Rosanna Marinelli, Giusi Grisafi e Carmelina Errico, unitamente all’insegnante di religione Tommaso Castiglione, hanno proposto ai loro alunni il progetto “La Q sposa la U”. Un’attività molto coinvolgente che ha visto protagonisti i bambini, nella messa in scena di un “vero matrimonio”. Come ha spiegato la voce narrante durante il “matrimonio”. I bambini hanno ricevuto l’invito a partecipare all’unione tra queste due letterine, la Q e la U, impersonate dagli alunni, Michel Cozza e Crisian Monzù. C’erano anche, Anna, mamma dello sposo, Cristian, il papà della sposa, le damigelle, Debora, Adele e Sofia, Elena, la damigella d’onore, Mario, il pagetto, i cavalieri, Salvatore, Francesco e Samuel e poi, la cerimonia “presieduta” dall’insegnante di religione, Tommaso Castiglione. Le formule di rito, il sì degli sposi, e poi riso sulle teste di tutti i partecipanti. Una vera e propria cerimonia nuziale, sotto forma di gioco perché, come dovrebbe essere nella vita la Q e La U non si separeranno mai. In un clima festoso, si è potuto cogliere l’aspetto, che è molto importante, se si considera che le esperienze che rimangono più facilmente impresse sono quelle mosse da vivo interesse. Così il gioco diventa scuola: i suoi sensi, le sue emozioni e il suo cervello si sviluppano, accompagnandolo e guidandolo nel mondo della conoscenza.