Sarebbe opportuno creare un Percorso naturalistico e paesaggistico Botanico/Religioso lungo il sentiero che porta all’antica fontana di San Nicodemo immersa tra la ricca flora mediterranea in zona Coppa/Mordace alla riscoperta del paesaggio agreste e luoghi dove visse da bambino San Nicodemo Abate da Cirò, questo potrebbe essere un aspetto importante per attirare turismo culturale/ religioso. Con questo auspicio ieri un gruppo di fedeli ha fatto visita come di consueto alla fontana di San Nicodemo tra emozione e meraviglia tutti con un unico denominatore comune: la figura straordinaria del Santo patrono di Cirò. C’è un’Italia ricca di storia, tradizioni, religione, archeologia, enogastronomia di alta qualità, panorami mozzafiato e una flora ricca e variegata che non aspetta altro di essere scoperta. È l’Italia dei piccoli comuni, oltre cinquemila, come Cirò. Il suo vasto territorio si può percorrere a piedi in un viaggio ideale e, per chi se la sente, anche zaino in spalla e comode scarpe da trekking. Un sentiero ricco di specie rare e di particolare interesse botanicograzie alle particolari condizioni climatiche della zona, come L’Acanthus spinosus primo esemplare trovato in Calabria di recente pubblicato su rivista botanica, il Rosmarino prostato, la spettacolare Hypericum hircinum, il coloratissimo Moricandia arvensis, la Cicoria bianca, l’albero di Giuda(Cercis siliquastrum), e tante altre specie disseminate lungo il sentiero, oltre ai spettacolari kenion che si aprono lungo il sentiero che porta alla bellissima grotta di San Nicodemo. L’inizio del percorso parte della zona Coppa e scende a valle dove troviamo un antico abbeveratoio e un antico casolare, da qui si prosegue in discesa verso il ruscello in zona Mordace, ricco di quarzo e graniti spettacolari, oltre una grossa pietra con un incavo scavato dalla mano del Santo che ancora oggi sono evidenti. Dopo la sosta presso la fontana si risale sempre a piedi il ruscello incontrando enormi Granchi di acqua dolce, le innocue Bisce d’acqua il Cervone, ma anche Cinghiali, Volpi, Lupi, e variopinti uccelli come la Ghiandaia il Colombaccio, e tante altre specie che vengono a dissetarsi nelle fresche acque del ruscello. Il sentiero continua poi addentrandosi nel Kenio fra due ripide colline a strapiombo ricoperte dal raro Rosmarino prostato, per cui le due vette una difronte all’altra sono state ribattezzate simpaticamente Rosma e Rino. Da qui percorrendo in risalita il kenion si giunge alla grotta di San Nicodemo al cui interno due massi misteriosi sorreggono l’intera collina. Sotto la grotta, si trova il salto del diavolo a strapiombo, dove secondo la tradizione San Nicodemo fu tentato dal diavolo che gli lanciò una grossa sfera di pietra rimasta imprigionata alla base delle due ripide colline che gli hanno fatto da scudo. Si giunge così alla seconda area di sosta, una area aperta in prossimità della cascata al quale si può facilmente accedere per rinfrescarsi. Qui si può ammirare una macchia mediterranea previlegiata ricca di fiori spettacolari di Acanthus mollis e di Centranthus ruber che gli fanno da cornice. Da qui poi s’intraprende, dopo una giornata immersi nella natura, una breve risalita tra Lentischi e Ginestre, tipici della zona immersi in un paesaggio mozzafiato, e tenendo uno sguardo in cielo, ci si può imbattere nel catturare forme misteriose, chiari messaggi del Santo per i fedeli. Prossima tappa a settembre quando i fedeli ritorneranno sui luoghi sacri di San Nicodemo, e si spera che il sentiero sia a misura anche degli anziani, i quali sono tanti che vorrebbero fare questo pellegrinaggio per onorare il Santo nato nell’antica PSKRON odierna Cirò nel 900. A tal proposito uno dei fedeli che conobbe la fontanella di San Nicodemo, Raffaele Virardi, vuole migliorare la pista con i suoi mezzi meccanici, in modo che l’area sia accessibile anche con le auto, e permettere cosi agli anziani di partecipare al pellegrinaggio verso le aree di Coppa/Mordace zone dove il Santo compì i primi miracoli dell’acqua, del vino, del cinghiale, dell’anfora e della Ghianda. Pista che era stata realizzata sempre da Virardi circa trentanni fa e che ora si è impegnato a rifarla.