“Grano spezzettato con quinto quarto, verdurine di stagione e cipolla ramata “caramellata” del marchesato crotonese”, “focaccia tipo etiope con farine integrali di grano antico”, “fagiolo poverello, talli selvatici, costine d’agnello ed erbe aromatiche”, “cipolla sangue e coriandolo” “Dolce al miele” “Pitta‘nchiusa”. Questo il menù preparato dallo chef Salvatore Murano, nel locale Max di Cirò Marina, da tempo divenuto luogo di incontri culturali e di proposte gastronomiche, per dare “corpo e sostanza” alla presentazione del libro di Arnaldo Caruso, edito da Academ Editore, “Il gusto perduto”. Un libro scritto, come dicevamo da Arnaldo Caruso il quale, va detto, come sottolineto anche nella sua prefazione dal noto Bruno Gambarotta, nella vita si occupa di tutt’altro. Infatti è il presidente dei Virologi Italiani docente all’Università di Brescia e direttore dell’Unità Operativa complessa del Laboratorio di Microbiologia e Virologia ASST presso gli Ospedali Civili di Brescia, ma appassionato cultore di storia antica e di archeologia, che ha voluto rivolgere la sua attenzione alla cucina antica, l’archeogastronomia. Introdotto dalla presidente della Fidapa di Cirò Marina, Anna Russo, che ha voluto coinvolgere l’amministrazione Comunale nella persona dell’assessore Virginia Marasco, Arnaldo Caruso, appassionato cultore di storia antica e archeologia, ha fatto un lungo escursus dell’evoluzione dell’arte di cucinare e delle materie prime utilizzate, che oggi sono ripetutamente spiegate, illustrate, scritte sul piccolo schermo e a mezzo trattati di cucina vera e propria, contrariamente al buio quasi assoluto di un tempo, laddove pochissime sono le tracce e le tavole che sono state ritrovate durante scavi e ritrovamenti, che potessero riferire di ingredienti, tipi di cotture o altro. Infatti, come si legge nel libro, Ittiti, assiri, egizi, fenici, minoici, micenei e tante altre civiltà minori del Medio Oriente e del Mediterraneo, sembrano apparentemente non interessate a scrivere e tramandare i segreti della loro cucina. È incredibile, ma infatti poco o nulla delle ricette di questi antichi popoli che pur hanno lasciato testimonianze scritte su argomenti di ogni genere, è arrivato alla nostra attenzione. Un vuoto di millenni, difficile da colmare e da spiegare se non per la totale perdita delle fonti scritte che pur dovevano esistere nelle biblioteche di re e notabili del tempo. Da qui, come è emerso durante l’incontro, l’ importanza di questo eccezionale libro del prof. Arnaldo Caruso “che indaga a fondo e originalmente sull’argomento, colmando una grave lacuna anche con le autentiche e sorprendenti “rivelazioni” delle ricette in voga all’epoca, che ora è possibile intanto conoscere, e magari in qualche modo rifare e “assaporare” come un fantastico salto indietro nel tempo, che inevitabilmente ha richiamato la nostra grande cultura e storia Magno Greca. Il che ha messo in evidenza le grandi potenzialità culturali, storiche, archeologiche della nostra terra e della Magna Grecia in particolare, una storia e cultura dove c’è ancora tanto da scoprire e valorizzare.
La presentazione del libro ha aperto anche un vivace dibattito fra i presenti, sull’importanza della promozione della nostra cultura Magno Greca, magari da insegnare nelle scuole, come detto dall’assessore Marasco che ha sottolineato l’importanza del rilancio della nostra storia archeologica per restituire la giusta valorizzazione al nostro territorio, ricco di sapori e saperi antichi, che andrebbero ancor più promossi e posti all’attenzione della politica di governo Un impegno che l’assessore Marasco da tempo impegnata in tale direzione, sta cercando di mettere in evidenza, unitamente al ruolo femminile, evidenziato dalla presidente della Fidapa, Anna Russo, che nell’abbracciare questo evento ha permesso di fare un tuffo nel passato, nell’antichità, per ritrovare la semplicità di alcune pietanze, alcune ricette, alcune materie prime che sicuramente potranno svelare sulle abitudini alimentari delle popolazione dell’antichità mediterranea e mediorientale, dove il ruolo femminile ha avuto un ruolo determinante e antesignano. A dialogare con il prof. Arnaldo Caruso, il giornalista Roberto Messina, direttore editoriale di Academ Editore. Al termine, il prof Caruso è stato omaggiato con una terracotta dello studio Alaios, fondato come si ricorderà dai compianti, Luigi Parrilla e il maestro Elio Malena, al quale è stato rivolto un pensiero commosso da parte dei presenti.