

Oggi c’è un nuovo cammino a piedi ispirato ai monaci basiliani di cui San Nicodemo Abate da Cirò ne faceva parte, che conduce attraverso boschi fatati, borghi sospesi nel tempo e natura incontaminata. È il Cammino Basiliano, il percorso a piedi per scoprire l’angolo più autentico e meno conosciuto della Calabria percorsi da Santi e Monaci. Il Cammino Basiliano è lungo 1390 Km totali è suddiviso in 73 tappe e va dal nord al sud della regione, parte da Rocca Imperiale e giunge fino a Reggio Calabria. E’ stato messo a punto da Carmine Lupia ex direttore della Riserva Valli Cupe-:“Dopo quattordici anni di studio, otto anni di cammino e di revisione delle tracce GPS, – ha detto- finalmente è stato ultimato dalla associazione Camminatori Basiliani, il Cammino Basiliano che percorre la Calabria da nord a sud per 955 Km, soprattutto su sentieri e piste”. San Nicodemo di Cirò probabilmente si era aggregato con i monaci provenienti da Rossano, forse in compagnia di San Nilo (suo contemporaneo e vicino di casa), per raggiungere i monaci della locride facendo tappa prima a Gerace che in linea d’aria dista circa 144 chilometri, anche se la distanza di guida è 206 km, per poi fermarsi a Mammola. E se un uomo può percorrere in media 6 km in una ora, la poteva raggiungere in circa 30 ore, e considerando le soste fisiologiche e qualche tratto di pista problematica, dunque partendo da Cirò poteva essere a Gerace anche in soli due giorni. La tappa sarebbe dovuto passare obbligatoriamente da Rosarno, dove esisteva un complesso monastico edificato dai Monaci Basiliani sulla collinetta denominata Badia, intitolato a Santa Maria del Rovito. Unica testimonianza dell’antichissimo convento è una preziosissima croce bizantina in argento del sec. XII, conservata nel Monastero basiliano di Grottaferrata, lo stesso monastero dove si trovava San Nilo; l’altra tappa obbligatoria era Polistena dove vennero a stanziarsi monaci Basiliani che, tra l’altro, introdussero i culti di S.Marina e della Madonna dell’Itria, la stessa che si venera nella terra di San Nicodemo. Queste sono alcune tappe del Cammino Basiliano odierno sulle tracce dei monaci con partenza da Rocca Imperiale, proseguendo poi per Sibari, Corigliano, Rossano, Bocchigliero, Umbriatico, Verzino, Castel Silano, San Giovanni in Fiore, Lago Ampollino Petilia P. Convento Santa Spina, Mesoraca Convento Ecce Homo, Catanzaro, Serra San Bruno, Santa Caterina allo Ionio, Guardavalle, Monastero Bizantino di Bivongi, Mammola, Gerace, Reggio Calabria. Dunque alla luce di questo nuovo rinvenimento, si potrebbe pensare che il giovane Nicodemo Dima aiutato nella sua impresa dal suo maestro Galatone e da San Nilo da Rossano si aggregarono insieme per raggiungere Gerace e poi Mammola passando da Umbriatico, Petelia, Mesoraca, Catanzaro, Serra San Bruno, Rosarno, Polistena, e finalmente Gerace e Mammola . Questo in risposta a quegli autori che in passato hanno affermato che era impossibile per il giovane Nicodemo raggiungere la locride, quando si è appena accertato invece che lo avrebbe raggiunto in soli due giorni di cammino, avvalorando così la tesi dell’Abate Generale Basiliano d’Italia, Apollinare Agresta, non un semplice scrittore o pseudo tale, uno dei pochi che aveva letto il manoscritto originale(Bios) sulla vita di San Nicodemo, scritto dal Monaco Nilo, originale andato disperso, di cui oggi esiste una copia imprecisa e zeppa di errori scritta dal calligrafo Daniele nel 1308. Nessuno degli autori successivi ad Agreste si è mai preoccupato di trovare documenti inediti e originali, hanno solo fatto ipotesi senza alcuna prova, ma tutti hanno cercato di individuare le saline di Sicros, trovandole, ma che nulla aveva a che fare con San Nicodemo Abate da Cirò”Psicron”, niente è stato trovato sul cammino dei monaci, nessun documento originale, e nessuna ricerca seria è stata fatta presso la biblioteca Vaticana dove sicuramente esiste la bolla papale di Papa UrbanoVIII del 1630 e la bolla papale di Papa Clemente XII che lo proclamano Patrono e cittadino di Cirò, o la documentazione della causa fatta in vaticano tra i due vescovi calabresi di Gerace e Umbriatico per accaparrarsi il corpo del Santo. Queste sono le verità da ricercare, è facile portare farina al proprio mulino, ma senza documenti originali la storia verta rimane quella di Apollinare Agresta, l’unico che aveva letto il bios originale. Tutti gli altri lasciano il tempo che trovano.