Quella di quest’anno verrà ricordata come la maratona più calda in termine di temperature
che hanno di certo influito sui tempi di chiusura della gara: 22 gradi già alla partenza, con 73 per cento di umidità, e 24 gradi al termine, quindi non un clima favorevole per correre la lunga distanza.
Ne è la testimonianza il crollo del brasiliano Daniel Ferreira do Nascimento che domina per un’ora e quaranta il tracciato, ma poi si accascia a terra per fortissimi crampi lasciando la vittoria al keniota Evans Chabet che taglia il traguardo dei 42 km e 195 metri in 2 ore 8 minuti e 38 secondi.
Sponsorizzato dalla GRV Service di Crotone che opera nel campo delle pulizie a 360 gradi, per la quinta volta in dieci anni anni era presente il maratoneta crotonese tesserato G.S. Interforze Torino Antonio Carvelli, che in passato ha fatto registrare prestazioni al di sotto del muro delle tre ore nel difficilissimo percorso della Grande Mela, cosa non accaduta quest’anno come spiega lo stesso Antonio in un post dei suoi profili social : Non avrei mai pensato di correre una maratona di New York così calda, umida e alla fine non ci siamo fatti mancare neppure un pochino di pioggia come ciliegina sulla torta.
Premetto che sono felice della mia quinta prestazione nella Grande Mela e di più tanto comunque non si poteva fare. Sono partito provandoci, ma il caldo già al 18km non mi dava buone sensazioni.
I crampi sono stati sempre in agguato, e ne ho avuti dal 20 km fino al traguardo, quasi certamente dettati dal caldo e per i liquidi persi.
È stata anche la prima volta che durante la maratona mi hanno fornito delle borse di ghiaccio per cercare un pochino di refrigerio e fare scendere la temperatura corporea.
Sono rammaricato per essermi liberato dei “pesi” che mi portavo dietro, come la sciarpetta del Crotone che avrei voluto far sventolare nel finale, ma era zuppa di sudore e ho dovuto lasciarla andare perché era diventata pesante insieme ai para braccia.
Ho provato a spingere, ma niente, ancora una volta i crampi hanno avuto la meglio, e quindi ho deciso di tirare i remi in barca e godermi i 42 km, il pubblico, che oggi era veramente al top come non mai, evitando così il rischio di uno stop che avrebbe messo fine alla mia corsa.
Sono convinto che essere un atleta significa innanzitutto saper leggere la gara e le proprie condizioni fisiche, e in questa giornata non c’erano veramente le caratteristiche per fare prestazioni o record personali, bisognava puntare tutto nell’attraversare la linea del traguardo e giungere lì nel migliore dei modi.
Si conclude così la mia 51° TCS New York City Marathon, c0n un sempre alto grado di felicità nel cuore e nell’anima.
Ci tengo a ringraziare quanti di voi hanno tifato per me e mi hanno seguito in questi giorni in particolare lo sponsor, la Grv Service di Gianni Adamo e il mio allenatore Giovambattista Audia.
Adesso un periodo di riposo per l’atleta pitagorico che nel mirino ha già un altro importante evento internazionale al quale prendere parte.

