
Cirò- Grazie agli studi condotti dai ricercatori Pino Rende dell’archivio storico di Crotone, Francesco Vizza ed Elisa Cagnazzo, emergono importanti documenti sulla presenza della famiglia di Luigi Lilio, già agli inizi del 1573 come si legge sul documento: “Sylvester de Liljo”, dove sua sorella donna Nicola “de Lilio”, era sposata con Octavio Orifex, mentre Antonino “de Lilio”, sottoscrisse un atto stipulato in Cirò il 3 settembre 1574, con il titolo di nobile, possedeva beni in territorio di Cirò, in località detta “S.nto Blasio”.
E ancora si legge- il 25 gennaio 1573 in Cirò, Francesco Bisantio, giunto ad un accordo con “Antonio de Lilio” di Cirò, gli retrocede la possessione loco detto “S.to Blasio”, che aveva acquistato all’incanto precedentemente. Il 7 ottobre 1588, in Cirò, Petro Antonio Calvo di Cirò, trasferisce a Francesco e Cesare Calvo di Cirò, la possessione arborata con diversi alberi posta nel territorio di Cirò, in loco “S.to Blasio“, che confina con il terreno in possesso di Antonino di Giglio, il quale possedeva anche altri beni in questo territorio. Il 21 dicembre 1586 egli vendeva al “nobilis” Francesco Aligia, un ortale, posto in territorio di Cirò detto “yustra”. Inoltre si legge ancora che -Il 18 gennaio 1576 esiste un atto stipulato in Cirò, mediante il quale Anselmo Panfido della terra di Cirò, vende ad Antonino de Lilio la domus palaziata sita in loco la “Valle”.
A testimoniare, invece, l’esistenza delle case di Cirò un tempo appartenute ai magnifici Giglio, rimanevano i suoli (“casalini” o “casalena”) e gli orti nel luogo detto “la rittusa”. Nella vicina Umbriatico viveva invece donna Feliciana “de Lilio” sposata con Nicolao Joelis, dove viveva anche Matteo “de Lilio”, mentre Antonio Giglio, fratello di Luigi, anch’egli medico abitavano già a Roma. La presenza dei Giglio di Cirò a Roma risulta documentata già nei primi giorni del 1573. Il 2 gennaio 1573 in Cirò, “Ant.nus de Lilio” di Cirò, dovendo conseguire ducati 20 da D. Petro Bordono, vescovo di Umbriatico, mutuati a suo nome in Roma per mano del magnifico “Cesaris de Lilio suo cugino, riceveva detto denaro dal R.do D. Ant.no Galeoto, vicario generale del detto prelato.
A quel tempo era da poco stato eletto papa Gregorio XIII (14 maggio 1572) che, da subito, si adoperò per istituire una commissione composta da insigni scienziati, col mandato di formulare un progetto di riforma del calendario, che durò dieci anni. La commissione esaminò diversi progetti, tra i quali fu prescelto quello elaborato da Luigi Giglio di Cirò, che però, essendo ormai morto, fu presentato da suo fratello Antonio. In un inventario del castello di Cirò, fatto il 16 settembre 1594, dopo la recente presa e devastazione del luogo da parte dei Turchi, risulta: “Et si son ritrovati solam.te dui libri l’uno intitolato Calendario gregoriano, et l’altro il ben morire. E ancora si legge:”“E stata questa città Chrimissa, ch’oggi è chiamata Ziro sede Vescovale, ma sotto altro nome, perche dianzi, che si chiamasse Ziro, doppo ch’à lei fù mutato’l nome di Chrimissa, è stata chiamata Paterno, che già sotto questo nome si vede notata nell’itinerario d’Antonino Pio.
In questa città fiorì Aloisio Giglio, & Antonio Giglio medici, & Astrologi liquali hanno ordinato’l Calendario Gregoriano, per comandamento di Gregorio XIIII. (sic) Sommo Pontefice.” “… sopra un monte si vede la Terra Ipsicrò, hoggi Cirò, del Sig. Principe di Tarsia, con titolo di Marchese, anticamente chiamata Paterno; et è Patria di quei due fratelli nominati Aloisio, et Antonio Giglio, valenti Medici, et Astrologi, li quali nel tempo di Gregorio XIII. riformaro l’anno, correndo quello del Signore 1581. “Nobilitarono questa patria (Cirò, ndr) … così poi, come ne’ secoli non troppo lontani, da Antonio, ed Aloisio Gigli, quelli quali per mandamento di papa Gregorio XIII, coll’approvazione di tutti i principi, ed accademie di Europa, fecero la correzione al calendario romano.”


