Nicodemo Librandi, fresco della laura honoris causa in scienze agrarie, alimentari e forestali, ottenuta anche per l’impegno e la lungimiranza nel promuovere il territorio e la sua viticultura, attraverso una ricerca quasi maniacale delle viti autoctone e la successiva trasformazione e affinamento delle produzioni, oggi può, a ragione, godere di un risultato di primo piano, con l’affermazione del Megonio 2019 Librandi, Igp Calabria, decretato da migliaia di degustatori Ais, primo assoluto su oltre 30 mila vini presentati da circa 4 mila produttori, durante la presentazione della Guida Vitae 2022, svoltosi a Fubine Monferrato. Un risultato, frutto anche della collaborazione con uno dei maggiori e noti enologi, Donato Lanati, che si è conquistato la fama di “enologo-scienziato”, perché il suo metodo di lavoro è basato sulla ricerca scientifica coniugata al rispetto della terra e del lavoro dell’uomo. Infatti è convinto “che il metodo più efficace per vestire i vini di forte identità territoriale e varietale, sia quello di fare formazione al personale di vigna e di cantina, i veri artefici della produzione dei vini”. I vini, infatti, per lui come suole dire, “sono il prodotto della cultura di una civiltà agricola.” Quella cultura agricola e vitivinicola che gli ha fatto sempre dire che la Calabria è terra fertile e ricca di varietà autoctone inespresse. Volgendo lo sguardo proprio alla ricerca, alle tradizioni, alla cultura e allo studio del territorio, si è sempre spinto Nicodemo Librandi, che in tempi oramai lontani ha voluto affiancarsi a Lanati per sviluppare e migliorare la qualità, lo studio, la ricerca, la produzione che, oltre ai già tanti successi avuti in campo nazionale e internazionale, oggi pongono il Megonio ai vertici della Guida Vitae, superando i più affermati e noti Brunello di Montalcino, Barolo, Montepulciano, Amarone e Franciacorta “a conferma dell’intuizione di Lanati che nelle terre Calabre ha sempre intuito un potenziale da riscoprire di elevata qualità” che oggi raccoglie un risultato importante e significativo. “Da oltre 30 anni il team di Nicodemo Librandi investe nella ricerca e nella promozione delle varietà autoctone, per studiare, riscoprire e, talvolta, anche salvare dall’estirpazione quel ricco patrimonio varietale calabrese che trasuda di storia e di culture lontane” ha detto Lanati, ricorrendo anche all’approccio scientifico, anche perché convinto che “unire la ricerca e la sensibilità, siano il mezzo per dare maggiore affidabilità al marchio e così soddisfare nel gusto il vero protagonista di tutta la filiera, qual è il consumatore. “Tra i segreti della fortuna di un vino, ci sono: terreni argillosi-calcarei, basse densità di impianto e resa, sistemi di cantina e di controllo costanti, continuativi e di altissima qualità, nonché un’elevata precisione quasi maniacale. Il risultato, è un vino di grande espressività che parla di storia, cultura e di emozionalità e, come ha affermato Lanati, La vite è una penna ottica e legge il valore del territorio ma è i lavoro dell’uomo che, attraverso stimoli e curiosità, fa sempre la differenza». Un successo che Nicodemo Librandi e tutta la grande famiglia e collaboratori che ruotano attorno alla produzione e commercializzazione, portano avanti e fanno sì che questo non sia l’arrivo di un percorso, ma lo stimolo per nuovi traguardi, perché la passione dell’enologo Lanati, e anche quella del brand LIbrandi “è capire cosa ci sia dentro all’acino d’uva e come trasferire, nel bicchiere, le sintesi che esso racchiude.
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