

A trentatré anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – la città si prepara a commemorare quel tragico evento con una cerimonia che vuole andare oltre il semplice ricordo.
L’appuntamento è fissato per sabato 19 luglio alle ore 18:00, presso il Giardino “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” in via Gaetano Morelli, luogo simbolico per la comunità, spazio di riflessione e impegno civile.
A comunicarlo è Antonio Tata dell’associazione Libera – Presidio di Crotone, da anni impegnata nella promozione della cultura della legalità e nella lotta contro ogni forma di criminalità organizzata.
L’iniziativa, promossa da associazioni, istituzioni e cittadini, non vuole essere soltanto un omaggio formale dettato dal calendario, ma un richiamo forte alla responsabilità individuale e collettiva: quella di cercare la verità ogni giorno, di opporsi alla menzogna, di contrastare le mafie non solo con le parole ma con le azioni concrete.
“Non possiamo commemorare solo per abitudine. Non possiamo permetterci una memoria che si esaurisce in un giorno, come se il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti fosse un evento isolato, lontano. Dobbiamo fare della verità la nostra etica quotidiana,” si legge nel messaggio che accompagna l’invito alla cerimonia.
In un’Italia ancora ferita da zone d’ombra e misteri irrisolti, la figura di Borsellino continua a rappresentare un faro per le nuove generazioni, un esempio di dedizione incorruttibile alla giustizia. La sua voce, insieme a quella di Giovanni Falcone e di tutte le vittime innocenti delle mafie, risuona ancora oggi in chi sceglie la legalità come stile di vita.
Durante la commemorazione, oltre al momento di raccoglimento e alla lettura dei nomi delle vittime, sono previsti interventi istituzionali, testimonianze di impegno civile e riflessioni sul valore della verità come fondamento per una giustizia autentica.
“Solo cercando la verità – affermano gli organizzatori – potremo dare un futuro ai nostri giovani, che quel bisogno ce l’hanno nel sangue. Solo così le vittime continueranno a camminare con noi, nelle scelte di chi lotta ogni giorno contro le mafie.”
Una memoria che non si accontenta del silenzio ma chiama ciascuno a fare la propria parte. Perché ricordare non basta: bisogna continuare a scegliere da che parte stare.




