“I numeri che accompagnano i vari verbali dei Tavoli ministeriali per la verifica trimestrale del Piano di rientro in sanità non ci hanno mai detto nulla di buono – afferma in una nota la Cgil Crotone. Numeri in assoluto negativi, come a dire che i sacrifici richiesti ai cittadini calabresi in termini di maggiore fiscalità non sono serviti a nulla e che, probabilmente, bisognerà ripensare un nuovo modello sanitario regionale. Senza contare poi che lo scenario potrebbe diventare ancora più inquietante scoprendo che tutto ciò è stato governato da una struttura commissariale, il cui commissario era anche il Presidente della Giunta, in perenne e costante conflitto con i due Sub commissari che all’occorrenza ci hanno messo del loro litigando, dimettendosi, ritirando le dimissioni, poi ripresentandole ecc.. ecc.. in un quadro già sufficientemente fosco di governance della Sanità”.
La provincia di Crotone: un solo ospedale per circa 180 mila residenti
“In questo contesto si inserisce la nostra provincia. La provincia di Crotone non poteva subire grossi tagli dal piano di rientro. In fondo, rispetto alle altre province calabresi, non aveva eccedenza di strutture sanitarie pubbliche: un solo ospedale per circa 180.000 residenti. Si trattava, magari, di difendere quella struttura dalle bramosie dei privati sempre pronti ad accaparrarsi pezzi di sanità con lo scopo di lucrare e, sempre più spesso, in condizioni di precarietà sia in termini di assistenza che di lavoro. Eppure, con la complicità di tanti, si è riusciti anche in quello che si riteneva surreale: il nostro presidio, per riempire quegli enormi spazi lasciati vuoti dal taglio dei servizi che fino a non molto tempo fa venivano offerti e per stare al passo coi tempi, sta diventando un piccolo centro commerciale con paninoteca, bar, pizzeria, parrucchiere, bigiotterie ecc… E che dire di questo Direttore Generale, noi abbiamo scritto tanto ed abbiamo anche manifestato tanto, ma lo abbiamo fatto con intorno istituzioni sorde e cieche. Quello che noi abbiamo sempre cercato di affermare è che qui, a Crotone, non si è mai aperta una discussione su qualcosa che riguardasse un modello sanitario. La sanità qui è stata trattata come una qualsiasi merce di scambio, soddisfacendo solo esigenze di natura politica, accontentando i potenti di turno e realizzando strutture interne capaci di tenere sotto controllo il consenso politico. Ci si preoccupati più di tenere a bada i sindaci, magari disertando le riunioni ufficiali per poi convocarli, uno ad uno, ed offrirsi di risolvere qualche loro problema casalingo. Intanto, però, delle promesse fatte agli ammalati, (vedi i dializzati ed i pazienti nefrologici che rivendicano il loro sacrosanto diritto a continuare ad avere delle cure ottimali, o delle condizioni di lavoro cui sono costretti ad operare gli operatori sanitari, in costanti situazioni di emergenze ed in una perenne carenza di personale in organico), nessuno si preoccupa più. Ancora più gravi sono le affermazioni circa la salubrità ambientale del nostro territorio: le autorità sanitarie locali si sono affrettate a comunicarci che non si ha nulla da temere dalle condizioni di inquinamento denunciate da associazioni e ammalati”.
Le persone continuano a morire di cancro
“Secondo questi autorevoli studiosi i casi di tumore registrati nella nostra provincia sono da ascrivere in una normale casistica nazionale. Le persone però, a dispetto delle rassicurazioni, continuano a morire di cancro e ad ammalarsi. La città, colpita dalla malattia del secolo ha deciso di non starci: comincia a dare i primi segni di inquietudine, manifesta per quelle morti sospette e pretende di avere un ambiente sano, bonificato da tutti quegli agenti che le riviste scientifiche ci dicono essere inquinanti e dannosi per la salute e che anche la magistratura ha deciso finalmente di attenzionare. Ovviamente non ci sono risposte da parte di chi avrebbe il dovere di porre un rimedio. Né ci si preoccupa di organizzare un modello sanitario capace di rispondere alle istanze che provengono dalla città e dal territorio. Se Crotone è agli ultimi posti in tutto, così come ci restituiscono i vari rapporti, un ruolo non secondario lo giocano anche i disservizi in sanità. La sensazione che se ne ricava, anche agli occhi dei più distratti, è di una regia volutamente ed artatamente congegnata per relegare la sanità pubblica crotonese ad un ruolo marginale ed assolutamente non in grado di rispondere alle istanze delle popolazioni. Sono tempi diversi questi che viviamo. In un ormai lontano passato, a un Direttore Generale distratto dal suo ruolo istituzionale ed impegnato a fare più la sponda che l’avanguardia, lo si sarebbe almeno richiamato al rispetto della missione a lui affidata. Invece, a distanza di anni, aspettiamo che venga applicata la Legge e che si attui una rapida e benefica sostituzione. Di certo possiamo affermare che una così folta rappresentanza istituzionale territoriale (sono ben cinque i rappresentanti regionali tra consiglieri direttamente eletti ed assessori nominati provenienti dalla provincia di Crotone) non avrebbe dovuto consentire lo sfacelo che si è consumato nella nostra sanitá. Aspetteremo invano, temiamo, di essere smentiti”.
La sanità privata
“Se non bastasse un quadro così desolante sulla sanità Crotonese, possiamo aggiungere la vicenda del Marrelli Hospital, che sta impegnando molti spazi politici e di giornali. A noi, senza per questo voler esprimere giudizi nel merito, questa vicenda suscita ben più di una perplessità, soprattutto in ordine alle responsabilità politiche che circondano la questione. Noi, da sempre, sosteniamo la necessità di avere, sul territorio, una sanità qualificata. Che sia in grado di dare risposte ad una domanda sanitaria mortificata da giochi e calcoli politici. Ricordiamo che Crotone può vantare solo record di mobilità passiva. Una sanità di eccellenza, all’insegna di una sana integrazione tra pubblica e privata, dovrebbe essere il primo pensiero onesto degli strateghi regionali nostrani. Ma ogni considerazione di buon senso trova un vuoto di idee e progetti che meritano, qui, un rassegnato omissis. Le cronache di queste ultimi tempi ci raccontano fatti che, a nostro avviso, richiederebbero approfonditi chiarimenti: dalle dimissioni del sub commissario d’Elia all’azzeramento della commissione della Asp di Reggio Calabria, a volerne citare qualcuno. Restiamo in attesa di una verità che ci auguriamo non costringa questo territorio e la sua comunità ad ulteriori sottrazioni e mortificazioni. La politica che non ha saputo difendere nè tutelare questo territorio, oggi dovrebbe chiacchierare di meno e riconoscere tutte le proprie responsabilità per avere abbandonato e lasciato al proprio destino questa comunità”.




