La celebrazione del 19 marzo ha origini antichissime. La festa cristiana di San Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù, si innesta su riti di origine pagana, con un collegamento in primo luogo di calendario: il 19 marzo è, infatti, la data alla vigilia dell’equinozio di primavera in cui si svolgevano gli antichi riti dionisiaci di propiziazione e fertilità, i baccanali, poi vietati anche a Roma per l’eccessiva licenziosità dei costumi.
Nel mese di marzo cadevano anche i riti di purificazione agraria. Il collegamento a questi ultimi culti è palese nella tradizione dei falò ancora oggi viva in molte regioni: si bruciano nelle piazze residui del raccolto dell’anno precedente e cataste di legna come auspicio di una buona stagione. Alla sua figura di patrono dei falegnami e degli artigiani viene associata anche quella di protettore dei poveri e dei derelitti.
Così, in alcune regioni del Sud, il 19 marzo di ogni anno si usava invitare i poveri al banchetto di san Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri erano serviti dal padrone di casa. Una tradizione questa che si rinnova ogni anno a Cirò Marina, dove alla vigilia si può assistere ai vari falò organizzati nei vari rioni. Tra questi eccelle, ormai da anni, quello organizzato della famiglia Caparra, nella persona di Nicodemo, che non solo ha ereditato dal padre la passione per il vite e il vino, trasmessa al giovane figlio Salvatore, ma anche la tradizione, ormai decennale della festa di San Giuseppe, che “don Tuccio Caparra” inaugurò per la prima volta in zona Tirone.
E cosi Nicodemo avvalendosi della collaborazione dell’Avis locale, con il presidente Mariangela D’Agostino e i soci Peppe Lettieri e Franco Dima, dell’associazione Assiscout 13 gruppo di Cirò Marina, ha dato vita ad una serata che ha visto la partecipazione di centinaia di persone accorse per l’occasione. La festa ha avuto inizio intorno alle 20,30 con la benedizione del parroco Don Gianni Filipelli, che ha dato via alle danze introdotte dal gruppo folk “Chiri da Serenata”, che tra stornelli e tarantelle sono riusciti a coinvolgere i presenti.
Un tocco di classe è stato dato dalla presenza della melodiosa voce della cantante Veronica Parrilla, che per una sera ha lasciato il suo repertorio Jazz, per allietare i presenti con musiche di Simona Molinari, Nina Zilli e di Mina, interpretando ognuna nel suo stile personale e particolare. Al patron Nicodemo Caparra non è mancato inoltre l’appoggio dei residenti che hanno cucinato pasta con ceci e fagioli, preparato fette di pane con salame e sardella, fritto decine di crespelle. Inoltre non potevano mancare i dolci, tra cui le prelibate “zeppole” e naturalmente il buon vino Cirò.




