
Il movimento politico-culturale “Idea Comune” racconta la vittoria della politica del fare e del buon governo.
Sergio Ferrari ce l’ha fatta. Non per l’onda emotiva del momento, non per una scialuppa di salvataggio calata dall’alto, ma per il semplice, ineludibile peso dei fatti. La sua elezione al Consiglio Regionale, unico esponente a varcare la soglia da tutta la provincia di Crotone, non è un miracolo della politica, ma una vittoria della concretezza.
Non si può liquidare come un semplice dato statistico l’elezione al Consiglio Regionale, né si può ricorrere alla consueta retorica del “trionfo” per spiegare ciò che, ad un’analisi più matura, appare come un significativo fenomeno politico-culturale degno di una riflessione che vada oltre la cronaca spicciola.
La politica, quando si vota, è fatta di numeri e di facce. I numeri, in questo caso, hanno premiato l’uomo che, a quanto pare, ha saputo fare il suo mestiere di Sindaco. E qui sta il punto, e non è un punto e virgola: la gente, per dirla senza troppi fronzoli, vota chi vede che lavora. Vota la competenza e la preparazione, non la retorica dei massimi sistemi o i proclami da primo della classe.
Il voto, in sostanza, non è stato un voto di appartenenza cieca, ma un riconoscimento alla competenza. In un Sud troppo spesso narcotizzato dal clientelismo, il risultato di Ferrari è un segnale forte: la buona amministrazione paga. L’elettore calabrese, in questo caso, ha premiato il Sindaco che prima di chiedere fiducia per il domani, ha mostrato risultati tangibili del suo ieri e del suo oggi.
La retorica della “vicinanza al territorio” qui si sgretola di fronte a ciò che l’amministrazione comunale di Cirò Marina ha saputo produrre. Un’amministrazione che non si è persa nei labirinti delle promesse vuote, ma ha scelto la via, più difficile e meno appariscente, del fare quotidiano. È su questa base solida – fatta di bilanci in ordine, opere realizzate e una percezione di efficienza che è merce rara – che Ferrari ha costruito il consenso.
La vittoria di Ferrari non è l’ennesima affermazione del leaderismo fine a sé stesso, ma la cristallizzazione di un assioma troppo spesso ignorato: la politica autentica è radicata nell’efficacia amministrativa. Il successo alle urne è, in primis, la ratifica popolare del merito dimostrato nella sua veste di amministratore di Cirò Marina. In un’epoca di astrazione e di promesse senza corpo, Ferrari ha offerto la tangibilità di una gestione illuminata, capace di trasformare un’azione locale in un modello di credibilità esportabile su scala regionale. È qui che risiede la sua forza: aver saputo elevare il buon governo municipale a manifesto elettorale.
Ferrari non ha vinto con l’aria fritta, ma con i meriti della sua amministrazione comunale. Una cosa rara, diciamocelo. Non è stato eletto perché ha promesso la luna, ma perché, presumibilmente, ha acceso
qualche lampione. È la vittoria del fare, che non sarà epica come un discorso di Cicerone, ma è maledettamente più utile.
A ciò si aggiunge, in un meccanismo di ineludibile complementarità, la forza sinergica di un lavoro di squadra che non può essere sottaciuto. Il movimento civico Idea Comune, lido di autentica partecipazione e fucina di proposte concrete, ha agito da catalizzatore della fiducia popolare. Parallelamente, l’appoggio del partito di Forza Italia – in una dialettica che riconcilia la forza della tradizione con l’urgenza della spinta innovatrice – ha fornito la struttura e la proiezione necessarie.
Diciamocelo chiaramente: in politica l’uno senza il due non va da nessuna parte, e il due senza l’uno nemmeno. Hanno lavorato in squadra, si sono messi l’anima in pace e hanno tirato dritto. Non è un inno all’amicizia eterna, è la logica della politica: se ti metti d’accordo, magari vinci. Se ti azzuffi per la poltrona, la perdi. Elementare.
Questa vittoria non si innalza su promesse effimere, ma si radica nella grammatica della fiducia che il popolo riconosce a chi ha saputo trasformare l’utopia del buon governo in realtà tangibile. I meriti dell’azione amministrativa di Ferrari non sono confinati ai confini municipali; essi costituiscono la base materiale che ha legittimato un ampliamento del consenso, dimostrando che la politica dei fatti è l’unica vera forza motrice capace di superare il particolarismo e l’apatia.
Questa vittoria, tuttavia, non è un monologo. È il risultato di una sintesi politica vincente. Il movimento civico Idea Comune e l’apporto strutturato di Forza Italia hanno saputo orchestrare un lavoro di squadra senza sbavature, dove l’energia propulsiva della base civica ha incontrato l’organizzazione necessaria per un appuntamento regionale. Una coalizione che ha saputo mettere l’efficacia del progetto al di sopra di sterili veti e personalismi.
Quella di Ferrari, dunque, non è una vittoria di bandiera, ma una vittoria di metodo. Essa dimostra che l’elettore, stanco delle promesse a vuoto, sa riconoscere e premiare chi ha saputo trasformare un’idea di buona amministrazione in una realtà misurabile. È un monito per la politica tutta: il consenso si costruisce sul mattone e non sulla parola effimera.
Questa non è una celebrazione da banda musicale. È la semplice constatazione che a volte, se uno fa il suo dovere e lo fa bene, la poltrona più grande arriva. Senza fanfare, senza miracoli. Ma con il buon vecchio, solido lavoro.
Sergio Ferrari si affaccia ora a Reggio Calabria con un mandato limpido: quello di replicare il modello Cirò Marina su scala più ampia. Il suo successo è la dimostrazione che l’astensione non è l’unica risposta possibile al malgoverno; c’è ancora spazio per chi sa trasformare l’indignazione in azione amministrativa credibile. E questo, in Calabria, è un dato politico di assoluto rilievo.
In questo senso, l’elezione di Sergio Ferrari è molto più di un risultato regionale; è una lezione di democrazia che parte dal basso, dalla laboriosa realtà di un comune costiero, per riaffermare un principio eterno della res publica: la politica è servizio, e il servizio ben reso è la sua unica, vera retorica.
L’elezione di Ferrari al Consiglio Regionale segna un punto di non ritorno per il territorio: è la dimostrazione che, anche nelle periferie del potere, la volontà popolare ben orientata e organizzata può imporre i suoi quadri dirigenti, portando la serietà dell’amministrazione comunale a misurarsi con le complessità del Palazzo.
Auguri, onorevole Ferrari.
Adesso il lavoro ricomincia. Siamo sicuri e certi che saprà mantenere la stessa pragmatica onestà anche al “piano di sopra”.




