
Il Circolo per l’Ambiente IBIS ODV rende noto un evento di straordinaria rilevanza scientifica e naturalistica avvenuto lungo il litorale crotonese, nel tratto di costa antistante il Lido degli Scogli, dove è stata rinvenuta la carcassa integra di una femmina di zifio (Ziphius cavirostris) in avanzato stato di gravidanza, con feto prossimo al parto.
Si tratta di un ritrovamento estremamente raro, sia per la specie coinvolta sia per le condizioni del rinvenimento, che assumono un valore scientifico eccezionale nel contesto del Mar Mediterraneo, bacino nel quale le popolazioni di zifio sono considerate numericamente ridotte, frammentate e particolarmente vulnerabili.
Lo zifio appartiene alla famiglia degli Ziphiidae, comunemente noti come “balene dal becco”, un gruppo di cetacei unanimemente riconosciuto dalla comunità scientifica come tra i meno conosciuti e studiati al mondo. Questa lacuna conoscitiva è dovuta soprattutto allo stile di vita pelagico e profondamente batiale della specie: lo zifio è in grado di compiere immersioni record, documentate oltre i 1.000–2.000 metri di profondità, con apnee che possono superare i 90–120 minuti, rendendolo uno dei mammiferi marini più estremi dal punto di vista fisiologico.
Tali caratteristiche comportamentali rendono gli avvistamenti in natura sporadici e imprevedibili; di conseguenza, gran parte delle informazioni disponibili sulla biologia della specie deriva da spiaggiamenti e analisi post mortem. In questo contesto, il rinvenimento di una femmina gravida con feto in fase avanzata di sviluppo rappresenta un evento di valore scientifico eccezionale, raramente documentato anche nella letteratura internazionale.
Dal punto di vista biologico, lo zifio è un cetaceo di medie-grandi dimensioni, capace di raggiungere i 6–7 metri di lunghezza e di superare le 2–3 tonnellate di peso. Presenta un corpo robusto e idrodinamico, una testa arrotondata con rostro corto e poco pronunciato e una colorazione grigio-brunastra spesso segnata da numerose cicatrici, attribuibili a interazioni intraspecifiche e a predatori come gli squali. Le femmine, come l’esemplare rinvenuto, sono prive dei due denti mandibolari tipici dei maschi adulti, utilizzati principalmente in contesti di competizione riproduttiva.
La biologia riproduttiva dello zifio rimane in larga parte sconosciuta. Le poche informazioni disponibili suggeriscono una gestazione di circa 15 mesi, con la nascita di un singolo piccolo e lunghi intervalli tra un evento riproduttivo e l’altro, caratteristiche che rendono la specie particolarmente vulnerabile a qualsiasi incremento della mortalità, soprattutto di origine antropica. Il presente rinvenimento potrà fornire dati cruciali sull’età gestazionale del feto, sulla strategia riproduttiva e sullo stato di salute della popolazione mediterranea.
Il Circolo IBIS ritiene inoltre necessario rettificare alcune informazioni inizialmente diffuse da organi di stampa locali, che hanno erroneamente identificato l’animale come un delfino. Tale definizione è scientificamente scorretta: i delfini appartengono alla famiglia dei Delphinidae, presentano dimensioni generalmente inferiori, un rostro evidente, un comportamento fortemente sociale e un habitat prevalentemente costiero o neritico. Al contrario, lo zifio è un cetaceo specializzato per la vita in mare aperto e profondo, con adattamenti morfologici, ecologici e comportamentali profondamente differenti. La corretta identificazione tassonomica è essenziale sia per una corretta informazione al pubblico sia per il corretto inquadramento scientifico e conservazionistico dell’evento.
La carcassa, attualmente in buono stato di conservazione, verrà trasferita presso l’Istituto Zooprofilattico, dove sarà sottoposta a esami necroscopici e ad analisi multidisciplinari finalizzate ad accertare le cause della morte, la presenza di eventuali patologie, contaminanti ambientali o traumi, nonché a determinare con precisione l’età gestazionale del feto. I dati raccolti contribuiranno ad ampliare in modo significativo le conoscenze sulla biologia, l’ecologia e la riproduzione dello zifio nel Mediterraneo.
È noto, inoltre, che lo zifio è considerato una delle specie di cetacei più sensibili all’inquinamento acustico subacqueo, in particolare ai sonar militari a media frequenza, che sono stati correlati a numerosi eventi di spiaggiamento di massa. Anche il traffico navale intenso, l’inquinamento chimico e il cambiamento climatico rappresentano pressioni crescenti per questa specie criptica e vulnerabile.
Sull’eccezionalità dell’evento, il presidente del Circolo per l’Ambiente IBIS, Girolamo Parretta, dichiara: «Il ritrovamento di una femmina di zifio in avanzato stato di gravidanza lungo le nostre coste rappresenta un evento di straordinaria importanza scientifica, probabilmente uno dei più rilevanti mai documentati nel Mediterraneo negli ultimi anni. Parliamo di un cetaceo tra i più misteriosi e meno studiati al mondo: ogni singolo dato raccolto potrà contribuire in modo determinante alla comprensione della specie. Questo evento rafforza l’urgenza di intensificare le attività di monitoraggio, ricerca e tutela dei cetacei profondi, in un mare sempre più esposto a pressioni antropiche come il traffico navale e l’inquinamento acustico, e conferma il ruolo fondamentale della ricerca scientifica e della corretta divulgazione nella protezione del nostro patrimonio marino».












