Cesare Basile è uno dei cantautori più importanti della sua generazione. Due targhe Tenco per il miglior disco in dialetto (2013-2015) e una lunga carriera alle spalle che conta collaborazioni di grande rilievo con artisti internazionali, basti pensare a John Parish (produttore fra gli altri di P.J. Harvey, Sparklehorse, Giant Sand, Tracy Chapman, Eels, Goldfrapp) Robert Fisher (Willard Grant Conspiracy) ma anche agli italiani Nada e Afterhours.
Venerdi 6 ottobre, Cesare Basile tornerà a Crotone per presentare “U fujutu su nesci chi fa?” l’ultimo disco uscito all’inizio del 2017. E’ un canto dell’anima buia e profonda quello di Cesare Basile. Ancora una volta l’autore dà forma e sostanza a un pugno di canzoni che si materializzato immediatamente in altrettanti pugni nello stomaco di chi ascolta. Ancora una volta la scelta ricade sul dialetto siciliano, che si fa lingua e suono, oscuro e vivo, arcaico e contemporaneo al tempo stesso. E’ il suono del disco a marcare un fluire musicale totalmente inedito: è un mantra mediterraneo fatto di blues e di musica africana, di brani ipnotici. Sono storie che parlano della volgarità del potere politico-economico che ci vorrebbe tutti schiavi e silenti a condurre una vita sana e regolare, senza responsabilità nelle scelte e con un mare di stronzate da consumare. La vera vita da desiderare. Quella per cui addirittura dovremmo ringraziare.
Basile arriverà alle Centocittà da solo chitarra e voce per proporre i brani nella loro forma più asciutta, con quella forma di blues personale che negli anni il cantautore catanese è riuscito a trovare.
Una serata importante quello di venerdi 6 ottobre, che vuole ribadire l’importanza della funzione culturale di un concerto, quando, come in questo caso, la canzone è cultura.
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