“Mi considero un poeta soddisfatto con i suoi dodici lettori”, diceva Czeslaw Milosz, le cui poesie erano state vietate dalla Repubblica popolare polacca e che per decenni fu uno scrittore senza un paese e senza un pubblico. Anche quando nel 1980 (due anni dopo l’elezione di un altro polacco al Sogl
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Capire le “donne di conforto” senza miti: memoria contesa e tribalismo antigiapponese
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