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Home Posta dei Lettori

Papa Francesco: ‘Non piu’ schiavi, ma fratelli’, marcia per la pace di Capodanno

by La Redazione - ilCirotano.it
31 Dicembre 2014
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Papa FrancescoPapa Francesco nel messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2015, denuncia con voce ferma, convinta e convincente le varie forme di schiavitù e di asservimento che ancora ai nostri giorni si perpetrano su tanti esseri umani di cui si calpesta o ancora peggio si cancella la dignità. Nell’Introduzione il Papa, richiamando il messaggio di pace dell’anno precedente, evidenzia e ribadisce che a fondamento e al centro di tutti i tipi di relazione sociale e umana è importante mettere la persona , mirando a realizzare l’anelito alla fraternità. Questa crea autentica comunione con gli altri e ci fa sentire fratelli e responsabili gli uni degli altri tanto da indurci a vivere come unica famiglia umana sulla terra. Nelle relazioni interpersonali bisogna ispirarsi alla giustizia e alla carità, promuovendo sempre lo sviluppo della persona. Esso è veramente assecondato quando vengono rispettate sia nell’uomo che nella donna dignità, libertà e giustizia. Purtroppo, andando a ritroso nella storia, constatiamo che la schiavitù e l’asservimento dell’uomo sull’uomo sono sempre esistiti. In tempi remoti erano, anzi, anche consentiti e regolamentati dalle leggi. Oggi quasi in nessuna parte del mondo , grazie al diritto internazionale, è legale la schiavitù, ma tale piaga, che degrada la dignità dell’uomo e lo abbrutisce, esiste ugualmente in modo più o meno mascherato , assume molteplici forme e risale a varie cause. Il Papa,per sollecitare la controtendenza che bisogna imboccare contro l’asservimento dell’uomo sull’uomo, richiama i principi e i valori cristiani, secondo i quali l’essere cristiani é da concepire e vivere come una nuova nascita che ci rende figli adottivi dell’unico Padre, che è Dio, e fratelli di Gesù Cristo e di tutti gli uomini. I cristiani, e anche tutti gli uomini di buona volontà, hanno il dovere morale di prodigare tutte le loro energie per perseguire la fraternità che ci aiuta a formare un’unica famiglia umana; vivere, cioè, secondo il disegno di Dio. Si rende consapevole,tuttavia, che la fraternità è stata violata sin dall’inizio con Caino che uccise per invidia suo fratello Abele. Questa violenza e disordine, che si sono protratti nel tempo e continuano a manifestarsi anche oggi, sono frutto del peccato che ha deformato e interrotto la fraternità. Da quel momento è stato sempre più difficile prendersi cura dell’altro e si è perseguita in svariate forme la cultura dell’asservimento. Questo ha portato “maltrattamento delle persone, violazione della dignità e dei diritti fondamentali, istituzionalizzazione di diseguaglianze”. Dio è intervenuto più volte per richiamare e riportare l’uomo a vivere secondo il suo disegno originario con un invito continuo alla conversione, ma l’uomo è stato in prevalenza indifferente e infedele. Quindi è intervenuto direttamente rivelando nel suo Figlio il suo amore di Padre per tutta l’umanità. In Gesù Cristo ci ha dato la possibilità di vivere , nella fede , due condizioni esistenziali importantissime per la persona umana: la figliolanza e la fratellanza. Questi due alti valori , che rendono l’uomo veramente uomo, sono perseguibili e raggiungibili non per disposizione autoritativa, ma con l’esercizio della libertà personale. La conversione in Cristo è possibile perché c’è il sostegno del suo Spirito. Essa è una risposta di fede e di vita che ci fa entrare in un’autentica fraternità con tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro diversità di origine, di appartenenza di popolo e di stato sociale. Dio in Cristo “rende nuove tutte le cose” e ci dà questa possibilità di rinnovarci radicalmente. Il Papa dopo avere evidenziato la possibilità della fraternità tra gli uomini secondo la fede cristiana, e quindi la plausibile opportunità di sconfiggere o ridurre notevolmente la piaga dell’asservimento dell’uomo sull’uomo, passa in rassegna i tanti volti della schiavitù di ieri e di oggi. Nell’antichità la schiavitù era generalmente accettata e regolata dal diritto, oggi è stata formalmente abolita, è considerata “reato di lesa umanità” ma, nonostante gli accordi del diritto internazionale, che abolisce la schiavitù e promuove la dignità della persona umana, “ancora oggi milioni di persone-bambini,uomini e donne di ogni età- vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù”.

Il pensiero del Pontefice va in primo luogo ai lavoratori e alle lavoratrici, anche minori , sfruttati in tanti modi nei vari settori lavorativi ,nonostante, di solito, in molti Paesi siano tutelati dalle leggi. Fa riferimento ai numerosi migranti che nel loro drammatico viaggio soffrono tanto e si vedono privati anche della loro libertà, e sono costretti ad esercitare un lavoro da schiavi. Fa menzione delle persone costrette a prostituirsi e a diventare schiave e schivi sessuali, e tra essi ci sono anche minori. Desta ancora più orrore pensare a “minori e adulti fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione e vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale”. Il Papa pensa anche a coloro che sono rapiti e tenuti prigionieri in condizioni disumane da gruppi terroristici che spesso li seviziano, li mutilano, li uccidono. Dopo avere descritto con raccapriccio e amarezza questo degradante fenomeno, il Pontefice mette in risalto alcune cause a cui ricondurlo. In primo luogo evidenzia una causa ontologica, cioè il modo di concepire l’uomo. La schiavitù nasce dalla concezione della persona umana secondo cui è possibile trattare un essere umano come oggetto. Secondo Papa Francesco, l’allontanamento da Dio e dai propri simili fa rifiutare l’umanità nell’altro: questo è percepito come oggetto da spogliare della propria libertà e dignità e da ridurre a proprietà di qualcuno. Altre cause, che sono correlate e interagiscono con questa causa fondamentale, sono: la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi, la povertà, il mancato accesso all’istruzione e all’educazione, le scarse, se non inesistenti opportunità di lavoro, i conflitti armati, la violenza, la criminalità, il terrorismo. Dopo questa desolante descrizione delle varie forme di violenza e di asservimento dell’uomo sull’uomo il Pontefice, anche se constata con amarezza che tutti questi fenomeni si svolgono nell’indifferenza generale largamente diffusa, non trascura di evidenziare quanti in ambito religioso e non lavorano silenziosamente, organizzandosi in varie associazioni o intervenendo anche singolarmente per soccorrere le vittime e dare loro l’opportunità d’integrarsi dignitosamente nel tessuto sociale. Ma il coraggio,la pazienza e la perseveranza di un buon numero di persone, osserva il Pontefice, non può bastare per porre termine alla piaga dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Secondo lui , occorre un triplice impegno a livello istituzionale: prevenzione, protezione delle vittime, azione giudiziaria contro i responsabili della schiavitù. Gli Stati dovrebbero vigilare di più e meglio affinché la persona umana sia sempre rispettata. Occorre attenzione maggiore verso le donne,spesso vittime di violenza e sopraffazione. Il loro ruolo nella società deve essere ampiamente e adeguatamente riconosciuto. Le organizzazioni intergovernative dovrebbero attuare iniziative coordinate per combattere in modo efficace il crimine organizzato che gestisce il traffico delle persone umane, e in particolare dei migranti. Le imprese devono garantire ai loro dipendenti condizioni di lavoro dignitoso e stipendi adeguati. Anche il consumatore ha una responsabilità sociale nell’acquistare merce,facendo attenzione quando essa è prodotta a buon mercato da schiavi del lavoro. Le varie organizzazioni della società civile hanno il compito di sensibilizzare le coscienze contro la cultura dell’asservimento. Anche i piccoli gesti individuali servono. Questo Papa, che più volte ha stigmatizzato la cultura dell’indifferenza, a conclusione del suo appassionato messaggio, sollecita tutti, sia a livello associazionistico sia a livello individuale, ciascuno secondo le proprie possibilità e responsabilità,a prodigarsi per spezzare la catena della schiavitù che oggi si maschera, purtroppo, sotto tante forme. Ci invita, quindi, ad imboccare la strada della fraternità e della solidarietà, la sola che ci fa vivere da uomini liberi e giusti, capaci di costruire un futuro di speranza per le nuove generazioni.

Giacomo Barbalace

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