Una delle cose che devo a Mattia Feltri è di avermi fatto scoprire, molti anni fa, la Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf. Quella scrittura martellata come se fossero esametri. Le frasi corte chiuse per evitare la fuoriuscita scomposta di un sentimento o un’aggiunta di dolore non necessaria.
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