
Crotone, 18 novembre 2025 – La Piscina Comunale Olimpionica di Crotone è ancora chiusa. Una serrata che, giorno dopo giorno, sta diventando una ferita aperta per la città e un peso ormai insostenibile per le oltre 650 persone associate a Bludea: bambini, ragazzi, adulti, pallanuotisti, atleti agonisti, paralimpici, nuotatori master, praticanti di acquafitness, corsi di apnea e sub, oltre alle famiglie che vivono la piscina come un presidio fondamentale di salute, educazione e socialità.
Dopo mesi di interlocuzioni tra Amministrazione comunale e gestori, siamo costretti a constatare che, da 13 giorni, l’ingresso della struttura resta sbarrato. Una chiusura che priva centinaia di sportivi non soltanto dell’acqua in cui allenarsi, ma di un luogo che negli anni è diventato punto di riferimento, spazio di crescita, ambiente di incontro e di inclusione.
Tra gli associati ci sono anche molte persone con disabilità: atleti che proprio in vasca hanno trovato libertà, competenza, autonomia, riconoscimento. Per loro la piscina non è semplicemente uno spazio sportivo: è l’unico luogo possibile, perché sul territorio non esiste un’alternativa adeguata o equivalente.
Per un atleta “normotipico” cambiare disciplina può essere una scelta.
Per un atleta con disabilità, invece, significherebbe perdere abitudini, relazioni, un ambiente sicuro costruito negli anni, spesso con enormi sacrifici personali e familiari. Chiudere una struttura come questa vuol dire interrompere percorsi educativi e relazionali che non si improvvisano altrove. In una città come Crotone, dove la povertà educativa raggiunge livelli tra i più alti del Paese, le attività natatorie non sono un semplice passatempo: sono un presidio culturale, sociale e preventivo, un argine alla marginalità e alla dispersione.
La piscina è diventata negli anni un luogo in cui giovani e adulti hanno imparato il rispetto delle regole, la collaborazione, la condivisione degli spazi e dei tempi. L’acqua ha saputo fare ciò che spesso i contesti urbani non riescono più a garantire: mettere tutti sullo stesso piano, senza differenze di provenienza o condizione economica.
La struttura della Piscina Olimpionica ha rappresentato anche un esempio concreto di integrazione: grazie alla collaborazione con Rari Nantes, un gruppo di richiedenti asilo ha potuto frequentare gratuitamente corsi di nuoto, sperimentando non solo uno sport mai praticato prima, ma un percorso reale di accoglienza e inclusione. Oggi, anche questo patrimonio rischia di andare disperso.
Come genitori e atleti chiediamo all’Amministrazione comunale di riconoscere l’importanza strategica di questa struttura per l’intera città e di agire immediatamente per la sua riapertura. Chiediamo tempi certi, decisioni chiare e la garanzia che una situazione così non si ripeta.
La Piscina Comunale appartiene alla comunità. Tenerla chiusa significa privare Crotone di uno dei suoi pochi presìdi educativi, sociali e sportivi.
“La piscina aperta per tutti non è solo sport: è cura, salute, inclusione, prevenzione. È un diritto. Non vogliamo promesse: vogliamo risposte e responsabilità.”




