“La complessa fase politica che sta vivendo il Paese e che ha prodotto tra i suoi effetti le dimissioni del Segretario Bersani di tutta la Segreteria e del Presidente Bindi, ha acceso il dibattito tra i militanti ed ha, com’è naturale, profondi riflessi anche sulle vicende calabresi del Partito Democratico – afferma in una nota Ernesto Magorno. Ritengo che quanto drammaticamente accaduto imponga l’accelerazione di una profonda fase di rinnovamento che porti il PD fuori dal guado e dall’immobilismo nei quali è caduto. Il presupposto di questo nuovo percorso è innanzitutto quello di tutelare l’unità stessa del PD, che rappresenta un patrimonio indispensabile alla vita politica del Paese e della nostra regione. Occorre per questo, nonostante le inquietudini del momento, che tutte le aree del partito siano capaci di confrontarsi con la lucidità e la pacatezza necessaria per superare una fase così lacerante e convulsa, senza lasciarsi tentare da impulsi scissionistici o dalle sirene del grillismo. E’ necessario che questo processo coinvolga tutti e che nei territori e in ciascun circolo Pd si sviluppi il dibattito, senza reticenze e senza alcun settarismo o preclusione per alcuno. Detto questo, con serenità, ma con altrettanta fermezza, l’area “renziana” rinnova le sue richieste, che ora più che mai devono essere urgentemente accolte. Premessa di questo nuovo percorso è, infatti, che tutta la classe dirigente del partito compia di un passo indietro come diretta conseguenza di quanto avvenuto a livello nazionale.
In questo contesto, senza alcun indugio, si chiede che il Commissario D’Attorre prenda atto di non avere più la legittimità di guidare il partito nella nostra regione e lasci il suo incarico consentendo che la gestione della fase congressuale sia affidata ad un comitato di reggenza che sia rappresentativo delle diverse aree e dei territori calabresi. Essendo venuta meno la leadership di Pierluigi Bersani, infatti, la figura di un Commissario nominato da un segretario e da una segreteria che non esiste più, non ha pertanto ragione di essere. D’Attore rischia di diventare come quel soldato giapponese che continuò a difendere la sua postazione anche quando la Guerra era finita e i suoi generali si erano arresi da tempo. Il PD calabrese non può attendere un minuto di più, deve voltare pagina e affrontare i congressi provinciali e regionali, così com’era stato richiesto da tempo, parlando di contenuti e delle risposta da dare alle impellenti domande che giungono dai calabresi, e non discutendo sterilmente solo di regole o di altre questioni che in questo momento non interessano più di tanto i cittadini. Un’esigenza che in questo momento è ineludibile proprio nel momento in cui si ridiscuterà degli elementi fondativi del partito stesso e delle idee che si vogliono mettere in campo. Coloro che si ispirano alle proposte di Matteo Renzi, sono pronti a mettersi in gioco e ad essere motore delle idee di un nuovo Pd che riparta dalle domande dei territori che metta da subito al centro il lavoro, l’innovazione la sburocratizzazione della vita pubblica. Il cammino da fare è tanto, ma l’area “renziana” è pronta a ripartire e a percorrerlo all’interno di un nuovo Partito Democratico”.