Nei giorni scorsi, durante un pellegrinaggio di fede tra Cascia e Roccaporena, Spoleto e Loreto, ho avuto modo di girare in lungo e in largo, osservare, comparare e riflettere. Non uno spazio fuori posto, non un angolo invaso da rifiuti, strade e stradine anche in periferia ordinate da traffico veicolare scorrevole, servizi efficienti confortati dalla cordialità, servizi comunali all’impronta della concretezza e dalla parte del cittadino e del turista, feste locali celebrate senza tanto spreco di denaro pubblico e con la valorizzazione delle risorse presenti e prodotte nel territorio, tante manifestazioni culturali all’insegna della serietà, più o meno la gente soddisfatta degli Enti Locali, tutti rispettano le regole del vivere civile. Sembra di essere in paradiso, direte voi, no, ci sarà pure la pecora nera ma di sicuro non inficia la generalità. Tra tanto osservare e riosservare non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra realtà dove di pecora nera ve n’è più di una, anzi vi è proprio una diffusa inciviltà che però è mal gestita, incontrollata e a volte ingovernabile. A tal proposito mi son ricordato della Lettera pastorale “La città è di tutti: tutti per la città” emanata dal compianto Mons. Giuseppe Agostino, allora Pastore della nostra Diocesi, alla vigilia della consultazione elettorale del 1992. Leggiamone insieme qualche passo per capire e sapere a cosa ci esortava il Vescovo.
“Chiedo a tutti di accogliere questo mio messaggio senza pregiudizi e senza evasioni ma con responsabile riflessione […] La situazione a Crotone e comprensorio non è incoraggiante. Il quadro politico è in evidente crisi. Non appaiono prospettive di sviluppo economico. La Usl mostra in modo palese, come sia difficile, se non impossibile, lavorare se non con i “giochi di parte’. […] Nella città non c’è ordine, legalità. I problemi sono molti e seri. Emergono alcuni fermenti che, però, rimangono disorganizzati e senza incidenza. Non c’è una chiara cultura politica […]. I partiti non si mostrano capaci di un confronto dialettico per la ricerca del bene comune e sono giudicai,, per questo, dalla gente come ‘protettorati’ anziché come spazio di ricerca soprattutto culturale. Sono guardati come ‘area di potere’. La gente è sfiduciata. C’è un malessere diffuso, preoccupante. Si denunciano da parte del popolo comportamenti di non giustizia e di non equità. I concorsi sono lottizzati.[…] Tuttavia la gente attende un serio cambiamento. Al popolo di Crotone e del comprensorio faccio appello acchè i grandi valori di cui si è portatori siano ‘personalizzati’ e ‘socializzati’ per costruire la ‘società civile’. Abbiamo urgente bisogno di aggregazione sociale, di una ripresa dei valori. Dalla famiglia alla scuola bisogna impegnarsi ad una sana educazione civile.[…] Nessuno si tiri indietro. La città è di tutti: tutti per la città. Ai leaders politici dico che urge convocare, non tatticamente, ma sinceramente, le pur presenti energie sane che vi sono[…] Chiedo, facendomi voce della gente comune, che si finisca con le lottizzazioni che spartiscono i vari spazi, che nel territorio pare siano colti come feudi o da conservare o da conquistare[…].
È immorale servirsi del potere e non farlo servizio per il bene di tutti. Soffertamene chiedo, ancora, a nome del popolo umile che i pubblici amministratori forniscano agli occhi di tutti garanzie di competenza, moralità e chiarezza sapendo anteporre le esigenze del bene comune agli interessi personali e di gruppo e di dare testimonianza, anzitutto con la propria vita e con il modo di condurre il proprio ufficio, di quei valori superiori che stanno a fondamento della convivenza civile. Dobbiamo moralizzare la politica, moralizzandoci[…]. Concretamente, a Crotone, la gente non chiede grandi cose ma cose possibili e genuine. Bisogna, oggi, essere molto attenti all’ordine pubblico, al mondo della scuola, dei bisogni primari[…]. Bisogna pure pensare ai giovani, ad un progetto di città che la immetta in un autentico ed integrale sviluppo.[…] Bisogna incontrarsi, dialogare, essere nuovi come moralità e legalità per una svolta nella storia della nostra città…”. Era l’anno di grazia 1992. Fate voi, cari lettori.




