
Nel corso del mese di giugno, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Crotone hanno eseguito un provvedimento di sequestro conservativo per un valore di oltre 2,5 milioni di euro, su richiesta della Procura regionale della Corte dei conti diretta dal dott. Romeo Ermenegildo Palma, su iniziativa del vice procuratore generale dott. Giovanni Di Pietro.
Il sequestro, disposto in via cautelare per preservare un credito erariale accertato di 34 milioni di euro a seguito di una sentenza di condanna di primo grado (in attesa di eventuali impugnazioni), ha interessato un’associazione di volontariato operante a Isola di Capo Rizzuto (KR) e i suoi amministratori. Tra i beni sequestrati figurano abitazioni, magazzini, terreni agricoli e disponibilità finanziarie.
Il provvedimento rappresenta l’epilogo di un’articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, che ha permesso di accertare la distrazione di fondi pubblici destinati alla gestione dei migranti. Tali fondi sarebbero stati utilizzati per scopi personali e per favorire soggetti legati alle cosche locali di ‘ndrangheta, provocando un danno erariale di rilevante entità.
Gli approfondimenti contabili richiesti dalla Corte dei conti traggono origine dagli esiti dell’operazione “JONNY”, condotta nel 2017 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che portò al fermo di 68 indagati e al sequestro di beni per oltre 60 milioni di euro. Le indagini misero in luce gravi condotte illecite legate alla gestione del centro di accoglienza per migranti Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto, all’epoca affidato alla stessa associazione.
In particolare, i vertici associativi avrebbero approfittato delle ingenti risorse finanziarie derivanti da contratti con Enti pubblici, destinando parte dei fondi alla creazione di un sistema di fatture false emesse da società compiacenti di catering subappaltatrici. I proventi sarebbero così confluiti alle locali cosche di ‘ndrangheta, rafforzando il legame tra criminalità organizzata e mala gestione dei fondi pubblici.
L’attività svolta conferma l’impegno congiunto della Guardia di Finanza e della Corte dei conti nella tutela della legalità e della corretta gestione della spesa pubblica, soprattutto nel delicato settore degli appalti pubblici. L’obiettivo è reprimere le forme più sofisticate di frode e distrazione delle risorse statali ed europee, assicurando che i fondi siano destinati agli scopi previsti e non finiscano nelle mani della criminalità organizzata.




