Una settimana quella del 25 novembre c.a., che ha visto impegnate associazioni ed istituzioni sul fronte della lotta alla violenza di genere.
Anche il nostro territorio ha risposto a questo richiamo ed ha reso visibile l’esigenza di non tacere. Le riflessioni su quanto accaduto, attraverso incontri istituzionali con le scuole, o attraverso iniziative, flashmob e dibattiti, si può pensare nascano e sul piano istituzionale e sul piano personale.
Significativa l’iniziativa del 26 novembre, presso la sede del CSV di Crotone alle ore 15,30 dove si è tenuta una conferenza stampa, per sancire un percorso di condivisione tra istanze sociali e mondo del volontariato (ANPI, SPI Cgil, Spazio Donna, Coop. Noemi, Soroptimist, Prociv-Arci, Unical, Caritas, Freedom to play, Danza Olimpia, Teatro Kroma, Sabir, Jobel, Fidapa), che intendono manifestare ‘tutte e comunque’, l’insofferenza verso forme di violenza e intolleranza nei confronti delle donne.
Sul piano personale quando si avverte la necessità condivisa di prendere parte come donne ad un progetto comune, allora si costruisce il senso di appartenenza, nella necessità di porre un freno ad atti ormai criminali, come espressione massima di scelte culturali aberranti ed insopportabili di matrice maschilista e reazionaria.
Sul piano più generale, diremmo sociale, scelte come queste hanno pure bisogno di ottenere riconoscimento e legittimità attraverso interventi normativi meno eclatanti e propagandistici, ma più concreti, non scollegati dalle necessità e bisogni reali delle donne in quanto pure mamme, attraverso più investimenti in servizi ed asili pubblici.
Asili e nidi per bambini/e a sostegno di donne, che non possono più pensare oggi di rivestire il solo ruolo di mamme, ma possono ambire anche a scelte di tipo professionale. Così sul piano giuridico, sperimentate forme di controllo di reati come nel caso dell’uso del “braccialetto”, rivelatesi fallimentari è evidente ormai debbano essere migliorate o modificate.
Ma appena due giorni dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 27 novembre, da comunicato Ansa apprendiamo la notizia choc: la comparsa in un bagno maschile del Liceo Giulio Cesare di Roma, della “lista di stupri”: Un elenco di 8 nomi di ragazze più quello di un ragazzo in rosso, e accanto la scritta “lista di stupri”. Questi fenomeni non nascono dal nulla e chi tace si rende complice!
Allora se si vuole cambiare davvero direzione bisogna agire da dentro, ossia dalla scuola, dai suoi spazi, dai suoi percorsi formativi a partire dall’ascolto e dalla comunicazione, che richiede non proclami, ma riforme strutturali adeguate e competenti attraverso l’arricchimento dei contenuti ed interventi migliorativi con più investimenti, più incremento del personale (reclutato correttamente) e meno tagli. E la risposta da parte degli studenti e dei genitori non è mancata. Ma tra le tante valutazioni e dichiarazioni mi sembra opportuno rimarcare quanto scritto dalle ragazze, poiché testimonianza di un’amara realtà: la lista “è un gesto antico quanto il patriarcato stesso: quando soprattutto una donna dice cose che non ti piacciono la riporti al suo corpo. Le ricordi che può essere violata, posseduta, distrutta. E’ il modo più economico per dire “Tu non conti niente”!”.
Se l’aspetto normativo è giusto venga migliorato poiché i dati evidentemente lo dimostrano, quanto ancora c’è da fare sul piano culturale e quanto di questo aspetto passa attraverso percorsi formativi e scolastici?
Non vi è dubbio che gran parte della crescita culturale dei nostri giovani sia a carico dei luoghi deputati alla loro crescita e formazione, ossia la scuola. Non luogo in cui si fa esercizio ideologico, ma luogo di sapere e conoscenza oggettivi attraverso lo strumento del dialogo, avendo l’obiettivo di dare sostanza e credito ai valori democratici. La Scuola infatti, è quello spazio in cui si acquisisce il concetto di “diversità” e si ha la possibilità di diventare parte di una comunità, completando tappe di sviluppo cognitivo personale. E’ l’Io che si rapporta con l’altro in un progetto, in un approccio di condivisione sociale e non di sopraffazione. Questo percorso di crescita democratica è inclusivo e per questa ragione è forse più faticoso e articolato; non prevede che si condensino ruoli e opportunità in un solo individuo o in una sola categoria di persone. D’altra parte, così come spiegò Jakobson (studioso della struttura della comunicazione e delle funzioni del linguaggio) la stessa comunicazione umana è un’attività complessa, ma fondamentale per l’esistenza umana.
Benchè l’impegno dell’Anpi nasca da lontano (da quando viene riconosciuta come ente morale nel 1945), l’associazione antifascista continua ad essere presenza attiva a difesa dei diritti umani e civili e quindi, a difesa dei diritti delle donne, contro la discriminazione di genere, a sostegno di un’ idea di democrazia che passa attraverso gli articoli della Carta Costituzionale, tra le più avanzate al mondo. Già a partire dagli Artt.2 e 3 è possibile individuare il concetto di dignità personale, ampiamente calpestata e offesa durante il ventennio fascista. Da questo presupposto i Padri costituenti erano partiti con l’intento di restituire innanzitutto alla persona i suoi diritti e le sue tutele, intendendo col termine “persona” l’individuo singolo, ma collocato nella trama di rapporti sociali caratterizzati ancora da difficoltà, limitazioni e disuguaglianze.
L’Art.2, dando implicitamente una definizione di democrazia, recita così: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’essere umano come singolo così come nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. E ancora nell’Art.3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Nel Titolo IV (Rapporti politici) l’Art.51 recita: “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.”
Per questa ragione la Costituzione è l’asse portante della nostra, ancora giovane, democrazia, “è la base della vita politico-sociale di un Paese e il fondamento stesso della convivenza civile”; è ciò che rende percorribili e concreti precetti a sostegno della libertà e della Repubblica democratica.
In questo sfondo l’Anpi non è solo memoria di un passato, ma è impegno presente e costruzione futura, poiché come ricordava il Presidente Carlo Smuraglia (avvocato, docente universitario e partigiano) e come gli stessi storici ammoniscono “la storia può ripetersi, anche con modalità differenti; e per questo bisogna fare attenzione ai pericoli e tenere sempre conto degli insegnamenti della storia”.
E allora, a proposito dei “valori” della Carta Costituzionale, come possono questi essere preservati dai più biechi attacchi mossi da corruzione, razzismo o discriminazione, se non a partire dalla conoscenza e dalla riflessione?
Il processo di radicamento dei valori in una società e nelle nuove generazioni, passa attraverso percorsi formativi e culturali sostanziali, liberi da condizionamenti e falsificazioni ideologiche, a cui troppo spesso oggi sono messi a rischio i giovani, attraverso un uso inconsapevole dei social.
E ancora una volta torna alla ribalta un tema, quello culturale che non è solo di interesse nazionale ma internazionale. E’ di giorno 9 Dicembre la notizia che l’Australia, attraverso un intervento normativo, ha vietato l’uso dei social agli adolescenti, tutto questo a dimostrazione di quanto urgente venga percepita l’emergenza del rischio devianza e incultura nelle nuove generazioni!
La Scuola, in quanto luogo di formazione, rimane uno spazio sociale e di agibilità democratica unico nel suo genere; al centro del quale si aprono sfide determinanti per il futuro stesso dei popoli, delle società civili internazionali.
Parafrasando Piero Gobetti potremmo dire che è il tempo di definire priorità e azioni pacificamente, ma chiaramente.
E ricordare che la democrazia è allo stesso tempo contenuto e finalità della convivenza civile; è un valore da proteggere e tutelare “contro ogni attacco e contro ogni rischio, soprattutto in un Paese che ha provato la dittatura e sa quanti lutti, quanta compressione della libertà e della dignità personale ne derivino”! (Presidente C. Smuraglia, Introduzione alla Costituzione della Repubblica Italiana).
Presidente provinciale ANPI-Crotone
Giusy Acri
