Questa mattina
miei cari ho deciso:
voglio crear tormento a chi
da tempo ci porta
con orgoglio sul suo capo.
Ha sempre amato
far sventolar leggiadri
i suoi capelli neri
come la pece.
Furon vanto della vita sua,
punto di forza,
grande potenza simile quasi
a quella di Sansone.
In mille modi li acconciava,
sciolti, a treccia
e a coda di cavallo,
in ogni modo si vedeva bella,
in ogni modo ne traeva orgoglio.
Ma oggi che il tempo ingrato
li ha resi opachi e tristi
non fa che guardarli e con sospiri
rimpiange il tempo
di quando ancora vispi
le facevan da corona e
da ornamento.
Ma non si arrende
e con metodi nuovi
tenta di dargli colore e lucentezza.
A volte il miracolo riesce
e lei felice ritorna a sperare
che il tempo andato,
quasi di colpo,
anche sul suo capo possa ritornare.
Ma io vi ho detto già
oggi la sfido e, con
il mio grigior tutto impettito,
faccio capolino
tra i miei fratelli tinti.
Un urlo lancia
vedendomi così dritto
e con un colpo lesto
mi declina
tenta di rendermi nascosto,
di soffocarmi
tra il bruno
della sua capigliatura.
Ma più lei si accanisce
e più io mi ribello
non voglio finger di esser
quello che non sono.
Io sono grigio e tu, cara signora,
devi ben fartene una ragione vera.
Il tempo passa e non con gli artifici
tu resti bella ed interessante
ma con l’impegno
e l’uso della mente
è lì che si concentra ogni tesoro.
Gemma Mastroianni
2 aprile 2014