Si fonda essenzialmente sulla coerenza personale, principio cardine della buona e sana comunità, l’appello che Don Antonio Salimbeni, Parroco di Torretta, ha voluto rivolgere ai candidati sindaci, e per loro a tutte le componenti che li sostengono, in vista delle imminenti consultazioni elettorali comunali del 25 maggio. In una comunità dove, secondo il prelato, ciascuno contribuisce alla sua vita e al suo clima morale, in bene o in male, nessuno deve sentirsi il diritto di giudicare gli altri, ma piuttosto deve sentire il dovere di migliorare. Sono parole di Benedetto XVI che devono aiutarci ad inserire nel corretto orizzonte l’impegno dei laici nella vita sociale e politica. Un campo attuale e scottante del quale va rettamente compresa la strada. In sostanza, il messaggio è che tutte le nostre scelte ed i nostri comportamenti debbano avere un risvolto “politico-sociale”, nel senso che riguardano in modo evidente la polis, cioè la nostra comunità. “Il primo vostro-nostro impegno – scrive Don Antonio (nella foto piccola) – è la coerenza personale, intesa nel come pensare alla presenza di laici cristiani in politica, chiedersi se questi possono essere cittadini che rispettano le leggi, che non evadono il fisco, che rifiutano, nel lavoro come nella vita, la logica del clientelismo e della raccomandazione? Ebbene, non si può parlare di politica se non la si concepisce come impegno per il bene comune. Il quale è un’esigenza profonda della nostra natura umana, della quale gli uomini diventano gradatamente sempre più consapevoli: l’impossibilità di esistere da soli, di costruire da soli una forma di vita che ci possa soddisfare realmente.”
Dalle parole riportate nella “Caritas In Veritate”, la Lettera Enciclica di Benedetto XVI sullo Sviluppo Umano Integrale nella Carità e nella Verità, si evince chiaramente il bene di quel “Noi tutti” formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in una comunità sociale. “Non è un bene ricercato per se stesso, – prosegue la lettera – ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che solo in essa possono realmente e più efficacemente conseguire il loro bene. Nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa si afferma che il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale, ma è comune perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo e custodirlo, anche in vista del futuro.” E’ questa una dimensione di ampio respiro, secondo il parroco torrettano, che non solo si limita a considerare la persona nella sua singolarità, ma che include nel concetto di bene la stessa relazione fra le persone e non esclude anche chi verrà dopo. “Proviamo a pensare – dice – quali implicazioni tutto questo può avere nell’affrontare alcune tematiche concrete: la famiglia, il lavoro, ma anche la custodia dell’ambiente e la dimensione ecologica. E’ in questo quadro che nasce una corretta visione della politica: la comunità politica che, Vi raccomando, deve crescere in funzione proprio di quel bene comune, nel quale essa trae significato e piena giustificazione e dal quale ricava, come corpo morale, il diritto di provvedere a se stessa e al suo ordinamento giuridico, originario e proprio.”
Il bene comune, insomma, si concretizza nell’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni il conseguimento più pieno della loro perfezione. Il bene comune è fortemente legato all’idea di giustizia in generale e di giustizia sociale. “Queste sono le idee che Vi propongo di muovere e favorire nel Vostro impegno politico come laici cristiani e non; – scrive Don Antonio – inseriti in uno spirito di servizio, che solo con competenza ed efficacia può rendere trasparente l’attività degli uomini, come del resto la gente giustamente esige. Ciò sollecita ad avviare il deciso superamento di alcune tentazioni, quali il ricorso alla slealtà, lo sperpero del pubblico denaro, per il tornaconto di alcuni pochi e con intenti clientelari, l’uso di mezzi equivoci o illeciti per conquistare, mantenere ed aumentare ad ogni costo il potere.” Poi conclude con un pensiero netto e deciso, rivolto, oltre che ai candidati, anche a tutta la comunità: “La politica non significa clientelismo, gestione dei propri interessi e neppure presunzione di un potere che autorizza a prevaricazioni sui cittadini. Cari fratelli e sorelle, occorre il coraggio di credere che, per i laici, l’impegno in politica è un’emergenza, ma soprattutto una forma di carità, un servizio, una propria vera vocazione, una chiamata motivata come sempre dall’amore. Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore, cioè prepara operando nel tempo il bene. Auguri di cuore per un proficuo lavoro per il bene comune.”




