
In un’Italia che invecchia rapidamente, l’Architetto Giancarlo Affatato propone un cambio di paradigma: superare il modello delle RSA tradizionali per creare “cittadine del benessere” radicate nei territori e aperte alla socialità.
L’Italia si trova oggi davanti a una sfida demografica senza precedenti. Con circa 2 milioni di ultra-sessantacinquenni a fronte di una natalità in costante calo, il Sistema Sanitario Nazionale manifesta crepe sempre più profonde. La crisi non è solo numerica, ma strutturale e umana: i grandi poli sanitari chiudono spesso i bilanci in rosso e il modello di assistenza tradizionale sembra ormai inadeguato a garantire una qualità della vita dignitosa per la popolazione anziana.
In questo scenario di emergenza, emerge una proposta coraggiosa che punta a trasformare radicalmente il concetto di cura. L’Architetto di fama internazionale Giancarlo Affatato, figura di riferimento del neo Partito Libertà e Democrazia (formazione di ispirazione cattolica fondata sulla Dottrina Sociale della Chiesa), ha sviluppato un progetto pionieristico: il “Parco della Salute”.
Il cuore della proposta di Affatato è il superamento del concetto di “parcheggio sociale”. “Non possiamo più permettere che i nostri anziani vivano in strutture isolate”, spiega l’architetto. “Dobbiamo progettare luoghi dove chi risiede in una Casa di Accoglienza possa ancora respirare il calore del vicinato, incrociare lo sguardo di un bambino e sentirsi parte attiva della comunità”.
Il progetto pilota, attualmente in fase di approvazione ad Aulla (Massa-Carrara), delinea una vera e propria cittadina integrata. Non mega-strutture anonime, ma moduli residenziali per un massimo di 10 persone, dove convivono soggetti autosufficienti e non, supportati da servizi comuni come lavanderie, centri ricreativi e ampi spazi verdi.
Il “Parco della Salute” non è solo un luogo di residenza, ma un hub di servizi a 360 gradi: farmacie, medici specialisti, centri per il benessere e attività commerciali (dai parrucchieri ai servizi di catering) che creano un indotto economico vitale.
Questo modello risponde anche a una seconda grande piaga italiana: lo spopolamento dei borghi. Trasformare piccoli centri in “Città della Salute” significa riportare vita e lavoro in territori destinati all’abbandono, creando opportunità per i giovani e piccoli imprenditori locali.
Dal punto di vista economico, l’iniziativa si configura come un investimento sociale. Il modello prevede una gestione divisa tra la realizzazione delle strutture e l’erogazione dei servizi, garantendo sostenibilità attraverso le pensioni degli ospiti. L’obiettivo è offrire un’assistenza tempestiva: “Un mal d’orecchio non può tradursi in otto mesi di attesa nel sistema pubblico”, sottolinea Affatato.
Grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR, questo modello potrebbe alleggerire drasticamente la pressione sui pronto soccorso, riducendo i “codici bianchi” generati spesso dalla solitudine o dalla mancanza di presidi territoriali.
Se replicato su scala nazionale, il progetto dei Parchi della Salute promette di trasformare la vecchiaia da un problema di gestione sanitaria a una nuova, dignitosa fase di vita comunitaria.




