“Un sentiero tra gli stemmi – Storia dei vescovi di Crotone dal Concilio di Trento al 1730 – I frutti funesti del Privilegio Carolino”. È questo il 2° volume del giornalista e scrittore don Pietro Pontieri, edito, nel maggio di quest’anno, da D’Ettoris di Crotone. Alla presenza di Mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, il libro è stato presentato nella serata del 5 novembre, davanti ad una platea di studiosi e cultori, presso la Biblioteca “Pier Giorgio Frassati” della Fondazione D’Ettoris nel centro storico del capoluogo. L’incipit dell’incontro culturale l’hanno dato il Direttore editoriale Antonio D’Ettoris e la sorella Maria Grazia direttrice della Biblioteca che hanno ricordato il loro papà Pino, giornalista, scomparso di recente, che ha dato vita a questa preziosa attività editoriale all’insegna dell’autonomia e soprattutto della moralità. Il nostro collaboratore, il giornalista Mimmo Stirparo ha presentato un’ampia sintesi del lavoro di Pontieri, una pubblicazione “ricchissima di notizie, aneddoti e fatti e misfatti confortati da un’altrettanto ricchissima bibliografia offerta su un piatto d’argento alle nuove generazioni di studiosi e cultori di storia patria, ove ne avessero voglia! Insomma un altro tassello del grande mosaico che vuole essere la storia della Chiesa di Crotone – Santa Severina”. Si tratta di un “ libro che analizza ben 150 anni di storia dell’allora Vescovado di Crotone dalla fine del Concilio di Trento al 1730, un secolo e più di dominazione spagnola che ha prodotto cambiamenti epocali con un’alternanza di vescovi colti e lungimiranti ed altri meno che comunque non intaccato la profonda fede popolare per la Madonna di Capo Colonna.” Tutto per effetto del “privilegio carolino”. Questo famigerato “privilegio” fu concesso da Papa Clemente VII (un Medici) a Carlo V col trattato di Barcellona del 1529 e con esso la nomina di un vescovo era riservata al re, al re spagnolo, all’imperatore. Insomma per la povera gente meridionale vescovi spagnoli o simpatizzanti tali e spesso a nocumento della stessa gente e delle chiese locali. “Fu, si chiede Stirparo, debolezza della Chiesa di Roma o calcolo di essa? Possibile che la Chiesa abbia voluto rinunciare alla sua autonomia sulla nomina dei vescovi?” Comunque sia, tale fenomeno si rivelò la “longa manus” della corona spagnola. “Vale a dire, scrive Pontieri, che [quei vescovi] più che curare gli interessi della Chiesa avevano a cuore gli interessi della Corona”. Ne segue nel libro una bella carrellata, abbastanza assortita, di profili vescovili meridionali, spagnoli o regnucoli, assegnati alla Cattedra di Crotone in particolare :per Stirparo “prelati degnissimi per zelo apostolico e alta moralità ed altri da dimenticare perché frutto dell’intricato meccanismo del ‘Privilegio’, figlio di appetiti cortigiani lontanissimi dagli alti principi evangelici.”
Insomma molti dei nostri vescovi hanno fatto di tutto per ridurre la Chiesa ad “ instrumentum regni”, e, ribadisce il giornalista, “vescovi carrieristi, altro che pastori che puzzano di pecora, alla faccia della gente che comunque tirava avanti con la propria popolare religiosità.” E come sempre, non è che i vescovi agissero da soli, anzi, ancora Stirparo, “ebbero tanti di quei pretucoli ‘acchiappa benefici’, ruffiani per dirla alla buona. E con questi le famiglie dominanti spesso imparentate da stesse origini spagnole e napoletane.” Tra i vescovi assegnati a Crotone di presentazione o regia nominasi ricordano Marcello Maiorana, Tommaso de Monti, Gerolamo Caraffa, Michele Guardia, Mariano Amato, Bartolomeo Amoroso, Mario Bolognino ed altri, tutti napoletani o comunque campani. E comunque, per Stirparo, “un vescovo, di quelli buoni, fu certamente Antonio Sebastiano Minturno, reduce dal Concilio di Trento, profondo poeta e dotto umanista, e venuto a Crotone in un momento particolare della sua storia, per via della fame, carestia e assalti turcheschi. Il Minturno non passò dal giogo carolino e ben presto si rese disponibile alla diffusione della devozione per la Madonna di Capo Colonna e non solo, diede mano a lavori di ristrutturazione della Cattedrale e della Cappella della Madonna stessa. Dopo di lui, il dimenticatoio!” Altro vescovo ricordato è Giuseppe Faraonio degno di merito solo per l’istituzione della Commissione per l’approvazione del calendario gregoriano di Luigi Lilio di Cirò. Infine Mimmo Stirparo ha voluto precisare che il libro di don Pontieri si arricchisce di un’ampia pagina dedicata al progetto rivoluzionario del Campanella, pagina che merita una lettura approfondita perché, parole del Pontieri, “costituisce un piccolo tentativo, per quanto modesto, di far luce su alcuni risvolti sociali che per noi post moderni sembrano inconcepibili”. Per l’archivista diocesano Titta Scalise, la valenza del libro è data dalle ricche e particolari fonti che l’Autore ha utilizzato, fonti dell’archivio diocesano di Crotone che lo stesso Scalise, in questi anni, vi ha messo mano per sistemarlo, ordinarlo e metterlo a disposizione di studiosi e cultori. E Pontieri, ha rimarcato Scalise, ha voluto con forza scavare anche negli archivi di altre diocesi e biblioteche varie, Insomma un lavoro di intenso scavo che don Pietro, con la profonda umiltà e umanità che lo contraddistingue, ha ricordato con l’obiettivo e l’auspicio che la storia della Chiesa locale, anche attraverso gli stemmi vescovili, e la storia civica non vadano sepolte ma servano per non dimenticare e ricostruire. Mons. Graziani, che ha chiuso i lavori del proficuo incontro, ha sottolineato il metodo d’indagine che ha portato avanti don Pontieri servendosi, oltre che dei materiali classici, anche delle scienze ausiliarie come l’araldica, la storia degli stemmi, che risulta essere importante come fonte di ricerca. Inoltre, per l’Arcivescovo, è auspicabile la valorizzazione della ricchissima biblioteca diocesana in collaborazione con le altre presenti nel territorio ed in particolare con la “ Pier Giorgio Frassati” dei Fratelli D’Ettoris che ha ospitato l’incontro culturale.