Con l’approvazione del regolamento di esecuzione (UE) n. 335/2013, che modifica il regolamento 1974/2006, si può finalmente assicurare alle imprese agricole e zootecniche della Calabria, di continuare a beneficiare degli aiuti per la produzione integrata e per il mantenimento di allevamenti di animali autoctoni che ci interessano direttamente (podolica, capra aspromontana, suino nero di Calabria, ecc. ), rimasti esclusi dagli aiuti per il 2013 a causa di questo atteso provvedimento europeo. Ora – riferisce Coldiretti Calabria – occorre procedere velocemente alle operazioni preparatorie necessarie ad attivare tale meccanismo, recuperando le risorse non spese (economie) dalle diverse misure strutturali e stabilendo nuovi termini per la presentazione delle domande per l’annualità 2013 ai produttori (oltre 1.700) rimasti esclusi al 31 dicembre 2012. Di questo Coldiretti Calabria, ha sollecitato il Dipartimento Agricoltura e l’autorità di gestione affinchè la struttura colga questa importante prerogativa per una rapida riattivazione degli aiuti.
“I tempi sono davvero stretti e il percorso di approvazione del nuovo Psr è estremamente laborioso – afferma Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – e non bisogna rischiare nel modo più assoluto di iniziare il 2015 senza cogliere le opportunità offerte dalle nuove regole finanziarie e gestionali, che risultano essenziali alla continuità e indispensabili per tamponare una parte delle perdite di reddito e di liquidità delle nostre imprese”. Le nuove regole consentono di allungare gli impegni per due annualità – per la nostra Regione basterebbe una proroga solo per il 2013 e nel 2014 avviare un nuovo impegno sulla futura dotazione finanziaria del nuovo programma – proprio per evitare ritardi sull’avvio e garantire nel contempo una continuità dell’esecuzione degli aiuti, soprattutto per le misure agroambientali le quali non subiranno rilevanti modifiche delle condizioni di accesso e di applicazione. La Commissione, per favorire questo meccanismo, ha aumentato la flessibilità di rimodulazione finanziaria alle autorità di gestione per spostare risorse all’interno dello stesso asse o, al limite, da un asse all’altro entro la soglia del 3% senza necessità della decisione comunitaria. Ora –conclude – tocca a noi fare la nostra parte.