Sicuramente, familiari a parte, chi lo ha conosciuto, tantissimi appassionati, soprattutto del mondo del calcio e dello sport in generale, sabato hanno dovuto per almeno un attimo pensare e ricordare tristemente commossi, il “funanbolico” giocatore, Cataldo Morelli. Ricordarlo a causa della sua prematura dipartita da questa vita che durante la sua intensa gioventù di giocatore lo ha visto calcare tanti campi di gioco fino alla serie C, per poi dedicarsi anima e corpo all’educazione sportiva e calcistica dei giovani, a cui tanto teneva, come mister, per tramandare la sua esperienza, la sua visione di gioco, ma soprattutto il senso dell’essere sportivo, dell’essere giocatore di calcio. Ala destra della Cremissa, tanti non potranno che ricordare le sue finte e contro finte, le sue rovesciate, quando a cavallo degli anni 60/70 giocava appunto per difendere i colori locali sul campo sportivo che era posto dove oggi si trova la Scuola Media Don Bosco di Cirò Marina.
Ora, dopo essersi spento all’età di 72 anni, sicuramente vorremmo pensare e sperare che anche lassù, o dove sia, possa continuare a giocare la sua vita di giocatore, magari allenando una squadra di “angioletti”. Ma la comunità non ha perso soltanto un ottimo esempio di sport, ricordato con un bel gesto da mister Cataldo Potenza che, durante i funerali di sabato ha posto sulla bara una maglietta con il suo numero 7, ma anche un uomo schivo, sensibile, riservato che sapeva circondarsi da pochi e veri amici condividendo con gli stessi i valori della famiglia, dell’amicizia, dello sport. Sicuramente non potranno dimenticarlo mai la moglie, i figli, i nipoti e tutti coloro che lo hanno potuto conoscere.
Caro Mister zio mio e grandissima persona ti o voluto sempre bene eri resterai sempre nel mio Cuore di te o insegnato tanto e tene sono grato.
Mi manchi tanto non solo come zio ma di persona Mister e uomo di fiducia.
Non ti dimentichero mai tuo Nipote Giacomo.
Correva l’anno 1958, camminavo lungo il muraglione all’odore di sarde arrostite suo bracieri, quando mi venne incontro Cataldo Morelli che mi disse:
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Cataldo cantò la canzone così a cappella senza accompagnamento di chitarra. La melodia era bella struggente e Cataldo la interpretava con molto sentimento. Ala fine dela esecuzione mi chiese.
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E così cataldo entrò a far parte del nostro gruppo musicale che si chiamava “Gli Snelli” e che si esibiva ad uno Scialè sul lungo mare. Da quel giorno Cataldo Morelli divenne un mio caro amico per le doti eccellenti di uomo che aveva, che bontà d’animo, che educazione. Oggi, che con discrezione si è accomiatato da tutti coloro che gli volevano bene noto che a pronunciare solo il suo nome spunta sulle ciglia una lacrima secca che stenta a trabboccare, forse per imbarazzo. No , quando negli occhi c’è l’umore del pianto non dobbiamo vergognarci a vestire il nostro viso di lacrime. Cataldo lo merita. Un caro amico così non si dimentica mai.
ti faccio un grandissimo saluto mister,per chi ha avuto l’onore di conoscerti sia come uomo che come mister è stato bellissimo
Un semplice “Ciao Mister” ad un uomo pieno di educazione e rispetto, che amava il calcio e la sua famiglia più di ogni altra cosa.
Ho tantissimi ricordi di e con Lui che mi commuovo a sapere che non lo rincontrerò più!!! Caro Mister da oggi anche il lato destro del cielo avrà la sua Ala e, soprattutto, tutti quei giovani angioletti che stanno lassù avranno la fortuna, come l’ho avuta io, di essere allenati dal grande MISTER MORELLI.
Con Stima ed Affetto immenso, il tuo portiere!!!
Nella triste ressa dell’ultimo saluto all’uomo-leggenda ch’è stato Cataldo Morelli, c’ero anch’io. C’ero insieme ad uomini e donne del comprensorio ciromarinese; insieme ad uomini e donne di Crotone, di Trebisacce, di Cariati e di una intera Calabria generosa, mai dimentica della capacità fisica e strategica, nonché (e soprattutto)della umiltà,educazione e bontà di Cataldo Morelli, il Mister. C’ero per la moglie, sempre compita; per i figli, sempre vicini e tali al padre; c’ero soprattutto per l’uomo,che, con un anonimo n. 7, ha saputo interpretare, a livelli professionistici, lo sport come educazione del fisico, come gioco e come mezzo di trasmissione di valori; come scuola di vita che insegna a lottare per ottenere una vittoria e la giusta ricompensa senza trucchi e senz’inganni; come team educante che aiuta alla socializzazione, al rispetto di norme e regolamenti ed al rispetto tra compagni ed avversari. Morelli soleva dire ai suoi “giovani e pulcini”, che mai hanno abbandonato il mondo del calcio e molti dei quali pur’essi oggi mister, quanto oggi scrive Paolo Coelho “Non sei sconfitto quando perdi, ma quando desisti”. Incitava al gioco maschio e duro ma al gioco delle regole. Ti ho conosciuto, rispettato e stimato. Senza il pianto delle occasioni, al pari di chi ti è stato padre, maestro,fratello e amico, pure il mio cuore piange. E prega. Addio Mister Morelli, da parte di una intera città, che anche per Te vive e cresce, sfidando il futuro e senza desistere.
Per noi ‘marinoti della diaspora’, e non solo per noi, una bandiera, sportiva in questo caso, che viene avvolta ma non messa via. Le ‘spallatterra ‘e Morell’ rimarranno sempre nella memoria di quelli che all’epoca erano, come me, dei ragazzini eccitati per le evoluzioni di quelle maglie della Cremissa (a proposito, questo maschile ‘il Cremissa’ quando è nato?) indossate e onorate da giovani calciatori che avrebbero meritato di infiammare platee ben più importanti, e non solo quella del campo sportivo ‘davant i palazzini’. Tra queste il signor Cataldo Morelli, che dimostrava con tutta evidenza la propria appartenenza ad un livello ben più elevato della Prima Categoria o della Promozione di allora. Non seguo il calcio da tantissimo tempo, mi è proprio ‘scinnutu du coru’, e trovo che quello attuale abbia poco da spartire con lo sport praticato ai tempi di Morelli e della Cremissa che riesce a sconfiggere, alla prima di ritorno, l’imbattibile Gioiese, su un campo flagellato dalla pioggia e semidistrutto dalla mareggiata, quella stessa Cremissa che all’ultima partita contro il Locri riesce a vincere ma non ad evitare di ‘regolare’ i conti con l’accoglienza avuta all’andata, a Locri, e che viene quindi penalizzata e retrocessa in Prima Categoria… Ma chissà se ricordo bene o se sto facendo confusione: in fondo sto parlando di calciatori per me quasi leggendari, di sicuro commoventi nell’attaccamento alla maglia… e nel mito può starci di tutto. Mi piacerebbe che le foto dell’articolo fossero taggate, -se possibile-, a beneficio della memoria… Morelli, Mazzone, Potenza, Guarascio, Maietta… aggiungete gli altri nomi, dài!
Grazie.
Cataldo Antonio Amoruso, da Piacenza ((anzi… dalla Stazione).
Una persona sempre sorridente e giocosa…piena di rispetto e educazione…come si fa a dimenticare un uomo di tanta bontà…è brutto dirlo ma sempre i migliori ci lasciano con l’amaro in bocca…sono convinto che anche da la su saprai essere solare….ciao Cataldo…..