“Quali misure il governo intenda assumere per la sicurezza delle popolazioni della costa jonica, in merito al rischio derivante dalle trivellazioni per l’estrazione di petrolio in un territorio la cui spiccata fenomenologia sismica potrebbe essere incrementata da tali interventi”. Lo chiede con una interrogazione urgente ai Ministri dello sviluppo economico Guidi e dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare Galletti, l’on. Nicodemo Oliverio, capogruppo in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati. “L’estrazione di petrolio – continua Oliverio – è un processo altamente inquinante; in particolar modo nei pozzi petroliferi off-shore si usano dei fanghi del tipo SBM (Synthetic based mud) costituito da oli sintetici con un certo grado di tossicità, fluidi difficili e costosi da smaltire. A fronte di tali gravi rischi per l’ambiente marino, secondo alcuni studi il petrolio presente nei nostri fondali, oltre ad essere esiguo, sarebbe anche ricco di impurità e persino di difficile estrazione”. Oliverio fa sapere che “la società Enel Longanesi Developments s.r.l. ha ripresentato, il 24 febbraio ultimo scorso, l’istanza per il permesso di ricerca denominato “d 92 F.R-.EN”, localizzato nel Golfo di Taranto ed esteso lungo le coste calabro-lucane del Mar Jonio; all’istanza, pubblicata sul Bollettino Ufficiale Idrocarburi e Geotermia del mese di marzo 2014, si erano già opposte alcune associazioni ambientaliste nel settembre 2013, presentando le proprie osservazioni; la riproposizione della nuova istanza sarebbe conseguente al decreto di riperimetrazione delle aree offshore attuato dall’ex ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato”. Il parlamentare calabrese spiega inoltre che “le ricerche della società ENEL Longanesi prevedono prospezioni sismiche con la tecnica dell’Airgun, nonché la possibile perforazione di pozzi di idrocarburi a 12 miglia nautiche dalla costa Jonica così come dichiarato nello studio d’impatto ambientale” e che “il progetto dell’Enel Longanesi, non è una semplice prospezione geologica, ma è un punto di partenza per una vera proposta di perforazione del Mar Jonio – Golfo di Taranto”.
“Ora – afferma Oliverio – se l’istanza sarà approvata i pozzi potrebbero deturpare una delle zone più caratteristiche del Mar Jonio per almeno 20 o 30 anni con gravi implicazioni per la flora e la fauna marina, e il rischio di distruggere vocazioni turistiche, ambientali, paesaggistiche e della pesca. Non solo, va ricordato che la costa jonica ultimamente è interessata da una serie di istanze similari a quella di Enel Longanesi Developments Srl, altri operatori sono intenzionati a trivellare il mar Jonio: Shell, ENI, Transunion Petroleum Italia, Nautical Petroleum, Northern Petroleum Ltd, Apennine Energy Srl addirittura con due istanze sulla battigia della costa Jonica, oltre alle tre concessioni presenti di Eni e Jonica Gas”. “Nella fase di valutazione dell’istanza di Eni Longanesi andrebbero approfonditi gli eventuali impatti cumulativi che possono verificarsi a seguito di indagini sismiche in aree limitrofe di più operatori” spiega Oliverio, sottolineando come “l’attività offshore in materia di ricerca e coltivazione di idrocarburi presenta comunque aspetti problematici anche in riferimento all’attività sismica; non è da sottovalutare, infatti, l’ultima significativa scossa di terremoto registrata pochi giorni fa proprio al largo delle coste crotonesi già oggetto di attività di coltivazione di idrocarburi”. “Addirittura – precisa Oliverio – alcuni studi scientifici mettono in relazione il possibile intensificarsi dell’attività sismica con l’implementazione delle attività di ricerca degli idrocarburi.” “E’ per tali ragioni che chiediamo ai ministri competenti quali iniziative intendano adottare per approfondire la questione delle trivellazioni e se, nelle more del richiesto approfondimento, intendano sospendere ogni ulteriore permesso di ricerca, al fine di approfondire tutti gli aspetti legati alla tutela dell’ambiente di un comprensorio marino tra i più peculiari del mediterraneo”.