Povere e insoddisfatte: è la fotografia delle casalinghe italiane scattata dall’Istat, secondo cui una su dieci è in povertà assoluta e solo una su tre è molto soddisfatta della propria vita. Secondo l’Istituto di statistica in Italia oggi le casalinghe sono 7,3 milioni: circa 500mila in meno rispetto a 10 anni fa. Eppure è un numero ancora elevato, come elevato è il problema economico. La metà delle casalinghe italiane non ha mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita e chi ne cerca uno si dichiara molto scoraggiata.
Il motivo principale per cui le giovani casalinghe (fino ai 34 anni di età) non cercano un lavoro retribuito è familiare nel 73% dei casi: sono loro a occuparsi della casa, dei figli e di altri familiari a tempo pieno. Gli ultimi dati Istat dicono che ogni anno vengono effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività; 41 miliardi e 794 milioni di ore sono invece le ore di lavoro retribuito stimate nei Conti Nazionali.
Le donne hanno effettuato 50 miliardi e 694 milioni delle ore di produzione familiare (il 71% del totale). Le casalinghe, con 20 miliardi e 349 milioni di ore, sono i soggetti che contribuiscono maggiormente a questa forma di produzione. Il numero medio di ore di lavoro non retribuito svolte in un anno è pari a 2.539 per le casalinghe, 1.507 per le occupate e 826 per gli uomini (considerando sia quelli occupati, sia quelli non occupati).
Per migliorare l’occupazione delle donne in Italia Federcasalinghe e Banca Sella hanno recentemente siglato un accordo per favorire l’inclusione finanziaria e l’imprenditorialità: i primi test della collaborazione tra l’associazione e l’istituto di credito vedranno come settori privilegiati i servizi innovativi per il turismo; i servizi all’infanzia e adolescenza; i servizi innovativi alla terza età; il florovivaismo turistico; la ristorazione a chilometro zero.
In pratica le casalinghe italiane potranno contare sull’aiuto della banca per avviare attività come asili nidi domestici, alberghi diffusi, bed & breakfast, ristoranti, servizi sociali. Per le donne interessate ad avviare o sviluppare un’attività imprenditoriale, infatti, la convenzione prevede un pacchetto completo che comprende conti, sistemi di pagamento, finanziamenti, mutui, supporto per l’innovazione e coperture assicurative.
Mettere a frutto le competenze e le esperienze del lavoro domestico per crearesi un lavoro che sia remunerativo e anche soddisfacente: è questo in pratica l’obiettivo del progetto. «La casalinga è una donna che sa soffrire, ma che sa anche vincere», afferma Federica Gasparrini, presidente nazionale Federcasalinghe.
Ma a preoccupare non è solo il fattore economico: il 35,3% non dà un giudizio molto positivo alla propria vita; il 17,8% dichiara di essere connessa a internet; solo il 27,3% è andato al cinema almeno una volta nell’anno, il 30% ha letto almeno un libro nell’anno; il 15% ha visitato musei e mostre.
Casalinghe, povere e “disperate”. Un progetto per farle diventare imprenditrici
Povere e insoddisfatte: è la fotografia delle casalinghe italiane scattata dall’Istat, secondo cui una su dieci è in povertà assoluta e solo una su tre è molto soddisfatta della propria vita. Secondo l’Istituto di statistica in Italia oggi le casalinghe sono 7,3 milioni: circa 500mila in meno rispetto a 10 anni fa. Eppure è un numero ancora elevato, come elevato è il problema economico. La metà delle casalinghe italiane non ha mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita e chi ne cerca uno si dichiara molto scoraggiata.
Il motivo principale per cui le giovani casalinghe (fino ai 34 anni di età) non cercano un lavoro retribuito è familiare nel 73% dei casi: sono loro a occuparsi della casa, dei figli e di altri familiari a tempo pieno. Gli ultimi dati Istat dicono che ogni anno vengono effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività; 41 miliardi e 794 milioni di ore sono invece le ore di lavoro retribuito stimate nei Conti Nazionali.
Le donne hanno effettuato 50 miliardi e 694 milioni delle ore di produzione familiare (il 71% del totale). Le casalinghe, con 20 miliardi e 349 milioni di ore, sono i soggetti che contribuiscono maggiormente a questa forma di produzione. Il numero medio di ore di lavoro non retribuito svolte in un anno è pari a 2.539 per le casalinghe, 1.507 per le occupate e 826 per gli uomini (considerando sia quelli occupati, sia quelli non occupati).
Per migliorare l’occupazione delle donne in Italia Federcasalinghe e Banca Sella hanno recentemente siglato un accordo per favorire l’inclusione finanziaria e l’imprenditorialità: i primi test della collaborazione tra l’associazione e l’istituto di credito vedranno come settori privilegiati i servizi innovativi per il turismo; i servizi all’infanzia e adolescenza; i servizi innovativi alla terza età; il florovivaismo turistico; la ristorazione a chilometro zero.
In pratica le casalinghe italiane potranno contare sull’aiuto della banca per avviare attività come asili nidi domestici, alberghi diffusi, bed & breakfast, ristoranti, servizi sociali. Per le donne interessate ad avviare o sviluppare un’attività imprenditoriale, infatti, la convenzione prevede un pacchetto completo che comprende conti, sistemi di pagamento, finanziamenti, mutui, supporto per l’innovazione e coperture assicurative.
Mettere a frutto le competenze e le esperienze del lavoro domestico per crearesi un lavoro che sia remunerativo e anche soddisfacente: è questo in pratica l’obiettivo del progetto. «La casalinga è una donna che sa soffrire, ma che sa anche vincere», afferma Federica Gasparrini, presidente nazionale Federcasalinghe.
Ma a preoccupare non è solo il fattore economico: il 35,3% non dà un giudizio molto positivo alla propria vita; il 17,8% dichiara di essere connessa a internet; solo il 27,3% è andato al cinema almeno una volta nell’anno, il 30% ha letto almeno un libro nell’anno; il 15% ha visitato musei e mostre.