“La mafia non è solo un problema degli sbirri o dei magistrati, ma è un problema di tutti”. Sono le parole di Renato Cortese, questore di Palermo, sanseverinese doc, rivolte agli studenti del liceo classico Diodato Borrelli, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico dedicata alla “cultura e cittadinanza attiva:il ruolo della scuola nell’educazione alla legalità”, curata dalla professoressa Maria Concetta Ammirati. Perché parliamo di legalità ai giovani nelle scuole? si è domandato il questore Cortese, che ha spiegato come “la mafia, la corruzione, il malaffare sono arrivati ad un punto veramente preoccupante nel nostro Paese in questo momento storico. Una filosofia che non si può sconfiggere solo con l’attività di repressione, con le manette, con gli arresti, con i processi, ma è diventata un fatto culturale, perché gode del consenso tra i cittadini che, invece, devono diventare sentinelle, pungoli, perché la mafia non porta sviluppo, ma inquina l’economia”. Ed il questore Cortese, alla luce della sua brillante carriera di poliziotto, ha ricordato che oggi il mafioso non indossa più la coppola, non è più ignorante, ma porta giacca e cravatta, ha una laurea in tasca e non guarda solo ai grandi appalti pubblici, ma interviene anche negli appalti privati, quando magari vuoi ristrutturare una casa. Altrimenti arrivano le intimidazioni, le macchine bruciate. “Con questa gente non ci si stringe neanche la mano, non si prende neanche un caffè”, ha ribadito Renato Cortese, che ha ricordato ai giovani come loro hanno la possibilità di decidere e di scegliere. Un racconto avvincente, fatto di esempi concreti vissuti in prima persona, lui che fu il protagonista dell’arresto di Bernardo Provenzano l’11 aprile 2006. Apprezzamento per questo liceo ha espresso il prefetto Cosima Di Stani, che, dopo aver ricordato come i mafiosi godono del consenso sociale, ha rimarcato che “il tema della legalità implica tutti noi, in quanto la responsabilità non appartiene solo a chi amministra, a chi dirige, ma anche ad ognuno di noi, come cittadini. Non noi e loro, ma tutti”. Il prefetto Di Stani ha ribadito i concetti di onestà, di esemplarità nei comportamenti, di trasparenza e le istituzioni devono essere credibili, sempre coerenti con quello che dicono. La rappresentante del Governo si è soffermata su alcuni aspetti, come l’abusivismo, la sicurezza nei luoghi di lavoro, il lavoro nero, il lavoro minorile, lo sfruttamento degli extracomunitari e dei minori, il tema dell’ambiente. La legalità, insomma, altro non è che il rispetto dei nostri diritti ed anche dei nostri doveri. “La legalità, per essere reale, la si deve esercitare”, ha ribadito Rosanna Barbieri, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, mentre il sindaco Lucio Giordano e la dirigente Antonietta Ferrazzo si sono soffermati sullo stesso argomento. Presenti alla manifestazione i l sindaco Nicola Bilotta di Roccabernarda e Iginio Pingitore di Scandale, il preside emerito Francesco Le Pera,il capitano Marco D’Angelo comandante della Compagnia dei carabinieri di Petilia Policastro.
Carmelo Colosimo