FIGLIO MIO CARO
Quando sei nato c’erano ancora
cumuli di macerie fumanti
e nuvole di polvere.
Nell’aria si sentiva ancora l’eco
della guerra e della disperazione.
Ti guardavo e pensavo, figlio mio caro,
chissà che vita ti avrei potuto mai dare.
È passato tanto tempo,
ma non è cambiato un granchè.
Non c’è la guerra, è vero,
però è anche vero
che ci sono le guerre,
quelle guerre quotidiane,
che preoccupano e fanno preoccupare,
perciò, stai attento e bada:
bada a quello che fai, figlio mio caro.
Giacomo Brugnano – 16.11.1999