Qualcuno dovrà pur pagare il conto per ciò che è successo a Crotone in occasione del ballottaggio alle elezioni amministrative è il grido d’allarme di quanti non avevano condiviso il percorso che aveva ufficializzato Rosanna Barbieri quale candidata a Sindaco. Altri invece sostengono che il voto negativo è figlio dello stato socio/economico che sta attraversando la città di Pitagora.
“Il P.D. e la candidata del P.D. e del centrosinistra a Crotone sono stati falcidiati da una bruciante sconfitta politica ed elettorale.
Il ballottaggio ha travolto la candidata del P.D. che raggiunge appena il 40,73% contro il candidato di una coalizione civica che raccoglie il 59,27%.
Il peggiore risultato elettorale del P.D. a Crotone (13%), insieme alla perdita della guida della città, è il “capolavoro” del segretario regionale Ernesto Magorno e del segretario provinciale Arturo Crugliano Pantisano che, disinvoltamente ostentando garanzie di vittoria, hanno imposto la loro decisione – sino al punto di impedire ai dirigenti del Partito di discuterla – adottata lontano da Crotone, violando le più elementari regole democratiche.
Questo gruppo dirigente regionale e provinciale del P.D., incurante delle cocenti e sottaciute sconfitte elettorali a Catanzaro, Lamezia Terme, Vibo Valentia e della più recente umiliazione subita a Cosenza, si è impegnato con gran lena a far perdere al P.D. anche il sindaco di Crotone – malgrado l’impegno e lo sforzo generoso profuso dai candidati al consiglio comunale – dopo aver mortificato la sinistra crotonese privandola, dopo 44 anni, della rappresentanza in Consiglio regionale. Aspettiamo di conoscere quando, entrambi, ne trarranno tutte le conseguenze politiche, prima che il segretario nazionale del P.D. giunga anche in Calabria con il …. “lanciafiamme..……”. Crotone – insieme a Reggio Calabria – era la sola citta capoluogo di provincia guidata dal P.D. e dal centrosinistra in Calabria e verso la quale occorreva una attenzione speciale e diversa da parte del gruppo dirigente nazionale e regionale del P.D., anche perché il turno elettorale coincideva con la conclusione di un lungo ciclo amministrativo, connotato da una profonda crisi economica, produttiva ed occupazionale mai registratasi in precedenza e aggravata da molteplici difficoltà nel governo della cosa pubblica, costellato da plurimi e ripetuti cambi nell’esecutivo cittadino ed anticipato da precedenti premonitrici sonore sconfitte elettorali. L’auspicabile gesto di responsabilità appare – allo stato – l’unico rimedio capace di avviare un confronto serio sulle cause del disastro politico ed elettorale, per poi intraprendere un nuovo ed indispensabile percorso di rinnovamento e ricambio, così da evitare che l’isolamento in cui in Calabria ed a Crotone il P.D. è precipitato, faccia collassare del tutto ogni speranza di recuperare l’iniziativa politica ed il credito elettorale di cui ha straordinario, urgente ed indifferibile bisogno il centrosinistra nelle difficili prove che lo attendono nelle primarie responsabilità di governo della Regione e nel Consiglio regionale della Calabria, sulla cui esperienza – è di tutta evidenza – appare indilazionabile una appropriata riflessione per un auspicabile rilancio. Le elezioni delle geometrie variabili. Così si potrebbe sinteticamente riassumere un dato elettorale che occorrerà analizzare sul campo, per avere un quadro più chiaro e leggibile, che ci consenta di elaborarne una traduzione politica. Al primo turno a Crotone si recano a votare 35.510 elettori pari al il 71,14%, al ballottaggio 21.698 elettori, il 45,87%, il 25% in meno, pari a quasi 13.000 elettori. Pugliese, il Sindaco eletto, che aveva raccolto 9.054 voti pari al 26,23% (700 voti in meno circa, delle sue liste) balza a 12.860 voti, 59,27%.
La Barbieri che aveva ottenuto 10.446 voti pari al 30,26% (2.450 in meno rispetto alle sue liste al 38,41%) al ballottaggio ottiene 8.838 voti pari al 40,73%, 1.600 voti in meno rispetto al primo turno. I numeri, duri e crudi sono la base di partenza per ogni analisi e occorre riconoscere la sconfitta, ma si rischia di andare fuori strada e farci commettere l’errore di individuare capri espiatori e responsabilità individuali che potrebbero essere fuorvianti. Va dato atto e va riconosciuto alla Barbieri di essersi messa a disposizione di una battaglia difficile che ha affrontato con coraggio, intelligenza e determinazione. Ma si sapeva che non sarebbe stato facile, perché quell’equilibrio politico instabile di Crotone, era esposto a rischi seri. In primo luogo, il voto mette in evidenza gli effetti di una crisi che a Crotone, in Calabria e nel mezzogiorno assume carattere strutturale. La crisi pesa come un macigno, sull’economia calabrese, dall’industria, alla sottoutilizzazione delle risorse naturali, ambientali ed agricole nonostante i passi avanti fatti nel corso dei mesi scorsi. Le famiglie non reggono allo stress che continua a manifestarsi. La disoccupazione specie quella giovanile ha effetti devastanti. Ma quello che ha pesato è anche una certa ripetitività della politica e dello scarto tra gli annunci e i fatti. Ed è dentro tale scarto che occorre indagare il livello preoccupante della disaffezione e della sfiducia sullo strumento elettorale e la sua curvatura sempre più dipendente dalla logica dello scambio elettorale a scapito di una virtuosa progettualità su cui invece dovrebbe concentrarsi l’iniziativa politica del Partito Democratico. Ed è qui che l’iniziativa soggettiva del partito mantiene ancora uno scarto nel lavoro di sintesi politica e nella sua capacità di tradurre le sue promesse in azione di governo in modo più incisivo e programmato. La contesa di Crotone mette in evidenza come le stesse forze che hanno concorso alla sconfitta in Calabria del centro destra e all’elezione di Oliverio non esprimono la piena consapevolezza della radicalità dei cambiamenti necessari e possono essere la manifestazione di una pendolarità politica che ripropone vecchie convenienze che contrastano col processo sul quale la Calabria dovrebbe avviarsi. Ma il tema di Crotone può essere la metafora di una domanda alla quale il PD dopo la sconfitta di Cosenza e di una tornata elettorale negativa dovrà certamente interrogarsi con una forte capacità di non restare sull’autocritica ma individuare una progettualità politica e di governo che si intreccia oggettivamente sull’appuntamento del referendum confermativo della riforma costituzionale e il nuovo protagonismo politico che il PD dovrà essere in grado di svolgere per radicarsi e recitare un ruolo più efficace sui territori a partire dalle città capoluogo. Pertanto, è utile in tempi rapidi convocare gli organismi ed avviare una riflessione seria ed approfondita sullo stato del Partito, finalizzata ad un progetto di rinnovamento aperto alle nuove forze che si sono misurate in questa campagna elettorale, e di forte rilancio dell’iniziativa politica. Al fine di mettere in campo una opposizione seria e costruttiva.