Recependo all’interno dell’ordinamento nazionale una normativa europea, lo scorso 3 gennaio è entrata in vigore la direttiva MIFID II, nuovo regolamento che proverà ad uniformare i mercati in tutto il territorio continentale nel segno della trasparenza e della protezione dei clienti, ossia i principali protagonisti del mercato con i fondi che lo alimentano.
Il mese di gennaio ha quindi trasformato in maniera epocale il mercato finanziario, che per la prima volta ha ascoltato le esigenze dei clienti per quel che concerne azioni, obbligazioni, fondi comuni, pensioni integrative, Exchange Traded Fund, nonché le varie polizze. Non si è trattato di un “parto” facile, però, visto che l’Italia è stata tra le ultime nazioni ad adottare il proprio regolamento finanziario a quello continentale: il Parlamento Europeo aveva adottato questo regolamento già ad aprile 2014, suggerendo agli stati membri dell’Unione Europea di adattarsi al regolamento entro il 3 gennaio del 2017. Solo in seguito questa data è stata spostata in avanti di 12 mesi, per permettere a tutti i mercati di adattarsi al meglio per accogliere tutte le novità. In Italia le novità sono state introdotte direttamente dalla Gazzetta Ufficiale, la cui pubblicazione ha messo fine a dubbi e polemiche.
Il MiFid II è di fatto un regolamento che si schiera dalla parte del consumatore, a 24 mesi esatti dal polverone sollevato dall’introduzione del bail-in che in caso di crisi di un istituto bancario consentiva allo stesso di prelevare fondi dai conti di azionisti e creditori in vista del salvataggio dalla bancarotta. Con il nuovo testo, il cliente sarà supportato da un sistema informativo più minuzioso in fase di sottoscrizione, che espliciti in maniera chiara costi e spese da sostenere e garantisca maggiori certezze. Nel recente passato gli istituti bancari erano soliti “nascondere” clausole particolari legate alle performance per cercare di guadagnare il più possibile. Tra commissioni di gestione, collocamento, ingresso e uscita, il cliente spesso si vedeva trattenuto anche il 5% dell’intero capitale investito. Con il nuovo regolamento, invece, ogni costo sarà esplicitato in dati sia aggregati che dettagliati, in valore percentuale e assoluto almeno una volta all’anno. Le autorità di vigilanza monitoreranno anche sulla consegna di un prospetto illustrativo che riassuma al cliente prima della sottoscrizione ogni costo che andrà a pagare durante l’investimento.
Il MiFid II apre poi in maniera ufficiale le porte in Italia alla consulenza finanziaria indipendente. Uno dei primi attori di questa rivoluzione è Moneyfarm, ex startup di origine italo-britannica che ha fatto della trasparenza e della distanza da qualsiasi istituto bancario il suo tratto distintivo. Come ogni consulente finanziario, Moneyfarm propone un modello di investimento finanziario innovativo basato su diversificazione, contenimento dei costi e vantaggi di un orizzonte temporale lungo che sia in grado di prospettare e valutare ogni soluzione presente sul mercato senza dipendere da accordi commerciali e che si remunera attraverso un sistema di fee reso più economico anche dalla presenza di tecnologie in grado di customizzare l’investimento a seconda del profilo del cliente. La consulenza non indipendente ha invece proposto sinora una serie di prodotti legati in primis all’istituto bancario di riferimento, e prevedeva una remunerazione legata alle retrocessioni e alle commissioni, nonché alle performance dei prodotti stessi. Attraverso queste innovazioni, il cliente potrà agire sul mercato in maniera più sicura e meno costosa, scegliendo le soluzioni più adatte al suo profilo e più trasparenti.




