Nella Veglia pasquale nella Notte santa, Papa Francesco eleva un inno alla vita, che Dio fa uscire “persino dalla tomba”. Solo con Lui, davvero, “tutto andrà bene”. I cristiani si facciano “annunciatori di vita in tempo di morte”, si fermino le guerre e gli aborti.
Nell’ora più buia, la luce di Gesù risorto ci dona “il diritto ad una speranza nuova”, che viene da Dio e non svanirà, perché Lui “persino dalla tomba fa uscire la vita”. Basta “aprire il cuore nella preghiera” e niente “potrà mai rubarci l’amore” che il Signore nutre per noi. E ricevuto l’annuncio di speranza, non teniamolo “nei nostri recinti sacri”, ma siamo “cristiani che incoraggiano, annunciatori di vita in tempo di morte!”.
Un canto di vita che metta a tacere le grida di morte
E’ un inno alla Vita, quello che Papa Francesco eleva dall’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, nel cuore della Veglia pasquale nella Notte santa. La Vita che è il Risorto, al quale, “pellegrini in cerca di speranza” ci stringiamo come le donne di ritorno dal sepolcro vuoto. La vita che si deve fare canto in tutto il mondo, unito oggi dalla pandemia, così forte da mettere a tacere “le grida di morte”, le guerre, perché serve piuttosto il pane, fermando “la produzione e il commercio di armi” e gli aborti.
La Veglia aperta solennemente dalla liturgia del “Lucernario”
La celebrazione si sviluppa, in una Basilica Vaticana semivuota, dalla suggestiva liturgia detta del “lucernario”, che apre solennemente la Veglia, con la benedizione del fuoco nuovo, l’accensione del cero pasquale e, mentre il tempio si illumina al canto “Lumen Christi”, la processione verso l’altare della Cattedra. Davanti ad un drappo rosso svetta il crocifisso di San Marcello al Corso, accanto all’icona di Maria Salus Populi Romani. Due immagini che accompagnano tutte le celebrazioni del Tempo di Pasqua in Vaticano. Il “lucernario” si chiude con il canto dell’Exsultet, l’annunzio pasquale, in latino, intonato dal diacono.