Occorre intervenire per risolvere un problema che riguarda i più deboli.
“Esiste un problema serio di natura sociale e economica per quanto riguarda l’assegno unico. In nuclei familiari in cui risiedono persone diversamente abili l’assegno non viene pagato poiché all’interno della legge non è specificato un limite massimo di età. Infatti il Disegno di lege n. 230/2021 prevede, all’art. 4, comma 6, che “per ciascun figlio con disabilità (di grado almeno medio) a carico di età pari o superiore a 21 anni è previsto un assegno dell’importo pari a 85 euro mensili. Tale importo spetta in misura piena per un ISEE pari o inferiore a 15.000 euro.
Per livelli di ISEE superiori, esso si riduce gradualmente secondo gli importi indicati nella tabella 1 fino a raggiungere un valore pari a 25 euro in corrispondenza di un ISEE pari o superiore a 40.000 euro”.
Dov’è allora il problema? Che non è stato indicato un limite massimo di età e ciò ha determinato la mancata erogazione dell’assegno. Si stima che in tutta Italia ci siano circa 100.000 famiglie in questa situazione.
Come da statuto, è un nostro dovere tutelare i diritti degli anziani e dei diversamente abili, per questo nei prossimi giorni porremo in essere tutte le iniziative di interlocuzione associativa e governativa per una rapida risoluzione di un problema che priva di una risorsa importante nuclei familiari che già versano in condizione di grande disagio.”
Lo scrive in una nota Andrea Doria, Vicepresidente dell’Associazione Ada (Associazione dritti degli anziani e portatori di disabilità) di Cirò Marina e dell’Alto Crotonese.