Anche quest’anno non è mancata la spinta solidale della comunità a favore dell’AIRC. Domenica, puntuali come da sempre, gli scaut Adultiraider di Cirò Marina, hanno allestito il “gazebo della solidarietà” in favore della ricerca. Si sa, “l’azalea è un fiore tutto femminile e per questo motivo nel linguaggio dei fiori l’azalea richiama la figura della donna e, più precisamente, la donna più importante per ciascuno di noi: la propria mamma. In questo senso l’azalea rappresenta anche l’amore più puro che c’è, cioè l’amore materno. Domenica 12 maggio, come in tutta Italia, in occasione della festa della Mamma, “l’Azalea della Ricerca” di Fondazione AIRC è tornata a colorare tantissime piazze per sostenere i ricercatori impegnati a trovare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci per i tumori che colpiscono le donne e non solo. Da qui la necessità e l’impegno costante dei volontari che hanno abbracciato l’Azalea della ricerca, rinnovando il loro impegno volontario. Gli Scaut Raider Calabri, con il Capo scaut Nazionale della Fis Raider, Lucia Sacco, insieme ad altri volontari hanno così voluto testimoniare il loro impegno per la ricerca, ma anche per festeggiare le mamme. . ‘Sbocciata’ per la prima volta nel 1984 in poche centinaia di esemplari, l’Azalea della Ricerca in più trent’anni ha messo radici ben salde nel cuore dei sostenitori dell’Associazione, diventando una preziosa alleata per le donne e per i ricercatori impegnati ogni giorno a individuare nuove terapie per rendere queste forme di cancro sempre più curabili. Come sempre, grande il cuore dei donatori che per l’occasione hanno inteso aiutare la ricerca ma anche festeggiare le loro mamme. Un impegno dei volontari Adultiraider di Cirò Marina, che da oltre venticinque anni sono presenti nella nostra città, che ha sempre dimostrato la sua attenzione e partecipazione all’importante raccolta fondi necessari per continuare questa “battaglia” che oggi ha assunto dimensioni ancor più pesanti. Un fenomeno che nel nostro territorio è in crescente aumento, quasi fosse una vera e propria epidemia silente. Nel colloquiare con le persone, tra una donazione e l’altra, ci si è poste tante domande. Sarà per i cattivi stili di vita? Sarà per la poca prevenzione dovuta fra l’altro agli elevati costi che la gente non può sostenere a causa dei limiti della spesa sanitaria che di fatto “costringono” i medici di base a non poter erogare servizi diagnostici costosi? Sarà per la presenza nel territorio di scorie radioattive a tutti sconosciuti? Sarà per l’inquinamento ambientale più in generale?. Tanti i punti di domanda emersi, perché è constatato che sono quasi all’ordine del giorno i decessi per ragioni tumorali e tante famiglie sono coinvolte a tutti i livelli, sociali, affettivi, economici.