
La Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha comunicato che, il 26 novembre 2025, i Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro nei confronti di sette persone. Le misure, richieste dalla stessa Procura, riguardano reati inerenti alla violazione degli obblighi imposti dall’articolo 390 del Codice Penale, aggravati dal fine di favorire l’attività del locale di ’ndrangheta di Cirò.
Cinque persone sono state condotte in carcere, mentre altre due sono state sottoposte ai domiciliari. Le accuse riguardano condotte di sostegno e favoreggiamento funzionali a facilitare la latitanza di due esponenti del locale di Cirò, già condannati in via definitiva per associazione mafiosa e destinati all’esecuzione di pene residue significative.
L’indagine, lunga e complessa, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e sviluppata dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Crotone. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire una rete di fiancheggiatori attiva dal 1° luglio 2024 al 19 novembre 2024. Durante questo periodo, secondo quanto riportato nel comunicato, le persone coinvolte avrebbero fornito supporto logistico, contatti, strumenti di comunicazione e aiuti concreti per eludere le ricerche delle forze dell’ordine.
Le condotte contestate includono anche la consegna di schede telefoniche intestate a terzi e attivate appositamente per garantire comunicazioni non riconducibili ai soggetti ricercati, oltre a vari interventi mirati a sottrarli alla cattura e a consentire loro di sfuggire all’esecuzione della pena stabilita dalla Corte di Appello di Catanzaro e confermata dalla Corte di Cassazione nell’ambito del procedimento denominato “Stige”.
La Procura evidenzia che il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e che gli elementi raccolti finora sono valutati esclusivamente ai fini cautelari. Si ricorda inoltre che le persone coinvolte devono considerarsi non colpevoli fino a eventuale sentenza definitiva, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza.




