L’occasione è stata data dalla ricorrenza di oggi, 4 novembre, in commemorazione di tutti i caduti della grande guerra 15/18 e della liberazione. Come tutti o quasi, sanno, infatti, L’Italia era entrata in guerra nel 1915. L’esercito italiano però non si schierò al fianco degli Imperi Centrali, ma diede manforte a Francia e Inghilterra, con cui il governo italiano aveva stretto un accordo segreto (il famoso Patto di Londra). Il 23 maggio 1915 quindi, il regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico e schierò le sue legioni sul Carso e al confine con l’Austria. La Prima Guerra Mondiale finì nel 1918 con la caduta di ben quattro imperi, Ottomano, Austro-Ungarico e Tedesco, più il caso particolare della Russia zarista, ma ereditò anche 17 milioni di morti, più milioni di feriti e mutilati. Dopo tanto sangue, il 4 novembre 1918 entrava in vigore l’armistizio firmato a Villa Giusti (Padova) con l’Impero Austro-Ungarico. Il Gen. Armando Diaz, comandante in capo delle Forze Armate italiane, ne dichiarava la fine contro l’impero Austro-Ungarico. Il prezzo pagato fu altissimo: oltre 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti, 400.000 civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte. Fu all’indomani della cruenta guerra che i combattenti ed i reduci, con il sostegno delle comunità locali, che avviarono il culto della memoria dei commilitoni caduti con la costruzione dei primi monumenti e l’apposizione di lapidi commemorative. Il 4 novembre, diventò così il giorno della commemorazione, della riconoscenza per il sacrificio dei propri figli. Dal 26 ottobre al 4 novembre 1921, l’intera Nazione accompagnò il treno che trasportava la salma del milite ignoto da Aquileia a Roma per essere tumulata all’altare della Patria, al Vittoriano, che da allora diventò l’epicentro delle solennità nazionali. Il 4 novembre è da allora il giorno della commemorazione dei caduti di tutte le guerre, del ringraziamento ai militari in servizio, in Italia e nelle missioni internazionali all’estero, per l’Unità Nazionale raggiunta. Pur con i limiti dettati dalla pandemia, che come ha ricordato nel suo intervento il sindaco, Sergio Ferrari, non è stata ancora sconfitta, anzi, richiede maggiori cautele e rispetto delle misure anticovid, che l’amministrazione comunale invitando scuole, associazioni e Istituzioni, ha voluto celebrare questa giornata, dando spazio ai piccoli delle scuole dell’infanzia che hanno cantato teneramente l’inno di Mameli, a Maria Panebianco che ha letto una sentita lettera rivolta ai caduti di Cirò Marina e non solo. Come dicevamo in apertura, prima del getto di una corona di alloro in mare in memoria dei tantissimi morti per la patria, Il Sindaco, a nome della città, nel ringraziare tutti per la patecipazione, ha voluto conferire la cittadinanza onoraria al milite ignoto, con la consegna di una pergamena al Capitano dei Carabinieri. Un gesto per rafforzare la memoria e il ricordo dovuto a chi si è sacrificato per la nostra libertà.
Sanità, dai “parcheggi” per anziani alle comunità integrate: il progetto rivoluzionario dei Parchi della Salute
In un’Italia che invecchia rapidamente, l’Architetto Giancarlo Affatato propone un cambio di paradigma: superare il modello delle RSA tradizionali per...





























