“Per quel che riguarda il vino, l’Italia si conferma il primo esportatore mondiale. Nonostante una produzione poco abbondante la penisola batte tutti con 21,5 milioni di ettolitri esportati nel 2012 e un valore record di 4,7 miliardi di euro. Il fatturato del vino ha superato quello della moda – afferma in una nota l’imprenditore vitivinicolo, Giuseppe Ippolito. Poco interessa alla realtà vinicola calabrese questo exploit del nettare divino. La Calabria in ambito nazionale è la regione che esporta di meno, al contrario il vino per la Calabria rappresenta la voce più significativa per l’export regionale, e per questo motivo di certo non riceve le attenzioni dovute. Nonostante la triste situazione calabrese, il vino rappresenta una economia molto importante, capace di far crescere anche altre economie. Ma diciamo la verità’, intorno al Cirò, vino dalle qualità uniche, non accade nulla. In primis i colpevoli di questa stasi sono i produttori, che non riescono a fare unione, e quindi creare sinergie per far valere le potenzialità di questo territorio. In secondo luogo le istituzioni, che invece di agevolare e dare sostegno a questo importante settore, lo ostacolano. In fine le associazioni di categoria inesistenti. Incapaci, oserei dire nulle, come molte cose in Italia, esistono solamente sulla carta. Cerchiamo entrare nello specifico. La Calabria a torto, e’ ultima nel panorama enologico nazionale, ancor di più sconosciuta all’estero In Calabria non esiste una politica agricola, anzi non è mai esistita.
Nel crotonese, hanno fatto scomparire, la barbabietola da zucchero, i pomodori, gli aranceti, e adesso se non facciamo attenzione, scomparirà anche la viticoltura. Parliamoci chiaro, la nascita della provincia di Crotone, ha determinato un declino del cirotano, perché sotto protezione cantazarese il Cirò era un vanto della provincia e della regione, quindi tutelato e sostenuto a giusta causa dai politici, che ne comprendevano l’importanza. Di fatti è impensabile che possa svilupparsi un territorio viticolo, se la politica rema contro, mi riferisco all’assurda decisione di aver previsto due sedi per un enoteca regionale,che al giorno d’oggi ancora rimane un miraggio. Di solito, nelle regioni più evolute, l’enoteca regionale ha la sede nella zona di maggiore produzione vitivinicola, ed è costituita secondo le indicazioni dei produttori, e non dei politici, cosi come accade in Calabria. A questa politica dei politicanti,e non del territorio, i produttori cirotani dovrebbero opporsi, fare resistenza, creando una enoteca comunale, sabotando e disertando quella regionale. E visto che a giorni aprirà i battenti la più importante manifestazione fieristica del vino, parliamo anche della partecipazione delle aziende cirotane al Vinitaly, altro disastro alla calabrese. Le aziende cirotane presenti con Unioncamere, sono solo due, le altre sono presenti paradossalmente e a giusta ragione in ordine sparso, alla faccia dell’unione. In un evento cosi importante come il Vinitaly, la Calabria, ma soprattutto il Cirò, appare sempre più disgregato, incapace di comunicare al mondo che è una zona vitivinicola, dove si produce un vino dalle qualità uniche. Artefici di questa disastrata situazione sono gli enti, la Camera di Commercio, provincia, regione, il consorzio di tutela, tutti incapaci di fare programmazione, e in particolare i produttori che non riescono a fare unione per far valere le proprie ragioni. Impensabile continuare cosi, bisogna invertire la rotta”.
CONCORDO SU TUTTO.
Osservo peró: il cambiamento DEVE partire dalla base. La collettività cosa fa per inverfire ovvero fermare “il declino” (come inneggiava qualcuno poco piú di un mese fa).
Farse è più semplice criticare che ATTIVARSI e FARE.
… le colpe non sono mai da una sola parte!!!!
Condivido le preoccupazioni espresse da Giuseppe Ippolito, tuttavia, ritengo che il Cirò non possa egregiamente decollare sui mercati sino a quando il consorzio non funzione e, sopratutto, sino a quando un giovane capace come Lui non lo rappresenti. Il resto è pura demagogia!
Concordo pienamente, anche perchè sono un estimatore del vino prodotto dal sig. Ippolito, sia del Dom Giuvà, che Du cropio, vini paragonabili al Brunello, al Barolo, ma che hanno un prezzo molto più accessibile. La situazione in Calabia è sempre peggio, e quelle poche cose buone che abbiamo (mare, vino, sole, terrotorio)non vengono sfruttati come fanno invece qui al Nord, dove una pozzanghera, la sfruttano come se fossero i Caraibi.
Basterebbe veramente poco, con una buona amministrazione comunale, provinciale, per dare un pò di slancio all’economia territoriale e dare un pò di lavoro a gente che invece di partire verso nuove mete, potrebbero restare nella loro terra natia e rimpopolare i paesi come quando eravamo bambini.
D’accordo in tutto.E’ impensabile che un settore cosi vitale come la viticoltura cirotana,sia bistratta in tale modo.Non una politica che rema contro, ma una politica inesistente.Mio padre con la vigna chi ha fatto studiare all’università,ed è riuscito a costruire una casa modesta,una volta la viticoltura era gioia per il cirotano e per tutta la Calabria,adesso e’ tristezza.Io lavoro in un paese vicino la Franciacorta, purtroppo costretto ad emigrare.Vi posso solamente dire,che è tutt’altra cosa,e vi assicuro che non hanno niente di più rispetto alla nostra terra,anzi noi abbiamo il mare,il clima, l’enogastronomia, ma purtroppo mancano le persone adatte,manca la professionalità.Cosi continuando non vedo cambiamenti all’orizzonte. Un vero peccato.