COSENZA – In questi giorni di grande caldo l’affluenza di cittadini presso i CAF e gli studi professionali di consulenza non agevola di certo il lavoro “nuovo” che si sta compiendo per salvare il nostro Paese. Infatti il pagamento dell’acconto IMU sta togliendo sonno a molti compresi gli imprenditori agricoli sui quali, però, il pagamento dell’IMU avrà un impatto meno pesante delle altre categorie. In questa nota Coldiretti rimarca che il grosso taglio è avvenuto in fase di concertazione nazionale mentre molti Sindaci della provincia di Cosenza hanno visto il settore agricolo solo come risorsa per ripianare le casse pubbliche invece che come risorsa per rilanciare il Made in Italy agroalimentare. Dall’oltre un miliardo di euro preventivato dal Ministero delle Politiche agricole, si è scesi alla cifra di 224 milioni di euro, indicata come il tetto massimo del maggior gettito che dovrà venire dalle campagne italiane. Un risultato ottenuto grazie all’attività di concertazione e alle altre iniziative promosse dalla Coldiretti a tutti i livelli, con l’accoglimento di molte delle richieste avanzate per limitare e rendere più giusto l’impatto dell’IMU sul settore primario. Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede la nuova imposta. Per quanto riguarda i terreni agricoli, posseduti e condotti da coltivatori diretti o Iap (Imprenditori agricoli professionali) iscritti nella previdenza agricola, sono state ripristinate (seppur in misura inferiore rispetto alla disciplina Ici ma tuttavia ampliate con riferimento ai soggetti beneficiari) le esenzioni e le riduzioni di imposta già contenute nella vecchia normativa. L’IMU sui terreni sarà limitata alla parte di valore eccedente i 6.000 euro con le seguenti riduzioni a) del 70 per cento dell’imposta gravante sulla parte valore eccedente euro 6.000 e fino a 15.500 euro; b) del 50 cento di quella gravante sulla parte valore eccedente da 15.500 a 25.500 euro; c) del 25 per cento di quella gravante sulla parte di valore eccedente tra 25.500 e 32.000 euro. Anche ai terreni “non coltivati” verrà applicato il coefficiente moltiplicatore 110 previsto per i terreni agricoli “posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola”. In questo modo verranno salvaguardati i campi dove si pratica il set aside ( l’avvicendamento colturale), che beneficeranno dunque delle riduzioni d’impostazione previste per coltivatori diretti e Iap e sempre che siano posseduti da tali soggetti.
Per i terreni non posseduti da “professionali” è previsto, invece, un aumento del coefficiente moltiplicatore, utilizzato per il calcolo della base imponibile, da 130 a 135. Altra novità riguarda i terreni edificabili utilizzati per l’esercizio dell’attività agricola, assoggettati all’imposta determinata sul valore catastale in luogo del valore mercato a condizione che sugli stessi persista l’utilizzazione agro-silvo-pastorale. Ebbene, tale agevolazione viene ora esplicitamente estesa anche alle società “professionali”, risolvendo così un annoso problema. Ancora, i terreni agricoli esenti da imposta continuano ad essere assoggettati all’Irpef e alle relative addizionali calcolate sul reddito dominicale. I fabbricati strumentali rurali (stalle, depositi, agriturismi, fienili, etc.) ubicati nei Comuni classificati montani o parzialmente montani sono esentati dall’IMU. Una novità importante rispetto alla iniziale formulazione, che non prevedeva alcuna esenzione per i fabbricati e migliorativa della formulazione “intermedia” che limitava l’agevolazione ai centri sopra i mille metri d’altezza. In questo modo l’esenzione riguarderà quasi la metà dei Comuni italiani. Oltre all’esenzione dall’IMU, i fabbricati in questione mantengono il non assoggettamento all’irpef e alle relative addizionali. Per quanto riguarda, invece, i fabbricati strumentali che si trovano in Comuni diversi dai montani o parzialmente montani, è previsto il pagamento dell’imposta con l’aliquota “ridotta” dello 0,2 per cento. Per ora si pagherà, inoltre, solo il 30 per cento della tassa calcolata. Per i fabbricati rurali ad uso abitativo, cioè quelli che non sono ad uso strumentale (perché concessi in uso a dipendenti) né prima casa, si pagherà in due rate. La prima (entro il 18 giugno 2012) per il 50 per cento dell’importo ottenuto applicando l’aliquota di base (0,76 per cento); la seconda, a saldo, sarà calcolata sulla base dell’imposta complessivamente dovuta. Per i fabbricati rurali ad uso strumentale l’acconto (entro il 18 giugno 2012) riguarderà, come detto, il 30 per cento dell’imposta calcolata applicando l’aliquota di base (0,2 per cento), mentre il restante 70 per cento sarà liquidato con il saldo (entro il 17 dicembre 2012), applicando l’aliquota ulteriormente ridotta dal Governo ovvero dai Comuni (che possono autonomamente fissarla allo 0,1 per cento). “E’ una fase delicata del nostro Paese – dichiara Pietro Tarasi, presidente Coldiretti Cosenza – e le imprese agricole con grande senso di responsabilità sono consapevoli di dover stringere i denti per uscirne quanto prima. Ma è pur vero che oggi solo l’agricoltura è il settore che non può essere de localizzato e deve aiutare il decollo del Made in Italy. Per questo Coldiretti – conclude Tarasi – è stata molto attenta a far si che l’IMU non sia una ghigliottina per le imprese agricole e continuerà a far pressione su tutti quei comuni che non hanno ancora determinato le aliquote di tassazione sui terreni”.